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Paolo Pino
Dialogo di pittura

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  • II
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II

IL BELLO IN PITTURA

 

FABIO

Voi pur sapete ch'io sono pittore, e non filosofo. Leggete Aristotele e gli altri, c'hanno detto di tal cosa, ma per quanto m'addita il mio intelletto, qual egli si sia, altro non è bellezza, in ciascuna spezie creata, ch'una commensurazione e corrispondenzia di membri prodotti dalla natura senza alcuno impedimento di mali accidenti.

 

LAURO

Essendo la bellezza opera naturale, perché volete voi che l'arte mi regoli, nel sceglierla e giudicarla?

 

FABIO

Anzi la pittura ammette che l'intelletto vostro senza artificio possi esser capace di perfettamente intendere e giudicare tutte le cose naturali, ancor che gli antichi ispesero dietro a questa cognizione il tempo e loro facultati, riducendola in arte per lo meggio dell'isperienza; ma gli uomini errano per ignoranza, come voi, che, senza esaminar niuna di queste madonne, le giudicate tutte belle. Tali giudicj sono imperfetti, non dati dall'intelletto libero.

 

LAURO

Oh, noi siam conformi di cotal cosa.

 

FABIO

Veramente tutte le fatture naturali patiscono opposizioni. Il che causa l'impotenza della materia, nella qual essa natura imprime l'opere sue. E per non incorrere nell'imperfezione, imitate Zeusi, che volendo appresso li Crotoniati dipingere una Venere, elesse tra tutte le giovinette della città cinque vergini, la beltà delle quali soppliva all'integrità della sua Venere, raccogliendo da una di quelle gli occhi, dall'altra la bocca, e dall'altra il petto, e in tal guisa reduceva a perfezione l'opera sua.

 

LAURO

Vi faccio fede che, s'io fossi stato Zeusi, avrei prima usato con la natura, poscia con l'arte.

 

FABIO

Voi siete molto sensitivo.

 

LAURO

Non son già sì oppresso dalle burle, che mi lassi scappar la memoria dalla zucca. Ditemi: se ciascun ha naturalmente la cognizione delle cose naturali, meglio dovrebbe intendere la pittura, come imagine del natural?

 

FABIO

Non vi posso negar la risposta come virtuosa e propria a noi. Tal cognizione vi sarebbe, quando le cose dipinte fossero perfette, come le naturali, ma perché non possiamo noi far vedere ciascuna figura perfettamente distinta, e ciò avviene per le prontezze degli atti, come negli scurci, dove alcune parte fuggono dal vedere, che vengon difficilmente comprese da noi, le quali non possono esser capite da alcuno senza l'arte. E quest'è ch'uno eccellente pittore farà una figura simile al vivo, in attodifficile, che non sarà non ch'inteso, ma biasimato da chi non sa insin dove l'arte nostra s'estende. E cusì l'uomo si priva d'onore con quelle fatiche ch'egli spende per acquistarlo.

 

LAURO

Voi dite la verità, sia pur uno maestro dotto nell'arte, quanto si può, l'opere sue lo riducono tra la speme delle lodi e il timor del biasimo, e alcune fiate gli ignoranti s'impregnano di tal mala impressione, che spiacendogli una figura, una mano fatta da un pittore, lo pigliano in esoso di maniera che mai più si compiaceno nell'opere sue. Vedete messer Gierolimo bresciano, maestro di Paolo Pino, uomo raro nell'arte nostra et eccellente imitator del tutto, come ha ispesa la vita sua in poche opere e con poco preggio del nome suo. Vero è ch'un tempo fu proviggionato dall'ultimo duca di Melano

 

FABIO

Uomini così matrignati dalla sorte, qui vi sarebbe da dire.

 

 




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