V
LE PROPORZIONI DELLE
FIGURE
LAURO
E si sia; piacciavi
almeno di farmi intendere le porzioni delle figure, come le si denno
compartire, come le si possino dir proporzionate.
FABIO
Lo farò, ancor
che di rado ci occorre far figure tanto semplici,
ritte e inscepide, che si possino integramente misurare, perché ciascun maestro
si debbe acuir nella prontezza degli atti moventi e pronti, dove le figure in
più parti fuggano, scurzando, o diminuiscano, e a quest'altro che l'ingegno
nostro non ci può servire. Formò Iddio l'uomo con ammirabil composizione da
molti detta armonia, e gli diede una sì proporzionata forma, che da lui furono
tratte tutte l'invenzioni, ordini e misure. Gli antichi architetti edificatori
trovorono, nell'invenzione, fabricar città, torri, templi, navi e altre
macchine da guerra; diedero le quantità e proporzione a colossi, agli archi,
alle colonne, alle porte e alle finestre, non da altro traendole che dalla
forma dell'uomo. Fu dall'uomo trovata la forma sferica, over il tondo perfetto,
ché disteso un uomo in terra proporzionato con le braccia e mani apperte quanto
si può in forma di croce, e istendute le gambe e i piedi, allargandole quanto
può, postogli una punta di compasso all'umbelico, come centricolo, l'altra
punta accostata alla cima del capo, quella arruotando per l'estremità del capo,
piedi e mani, formavano un tondo perfetto. Dall'uomo similmente disteso, ma con
le gambe unite, si forma un quadro perfetto; medesimamente si fà la forma
triangolare.
LAURO
In vero l'uomo
è la più eccellente creatura tra le cose prodotte, e perciò è credibile che
l'uomo traessi le cose artificiali da l'uomo, come soggetto più misterioso e
più notabile.
FABIO
Non vi è
porzione di quantità determinata che servi a tutte le forme, imperò che tra noi
è gran varietà, perché l'uno è più grande dell'altro. Ma perché queste
differenzie nascono dagli accidenti, emoli della natura (come vi ho detto
parlandovi della bellezza), gli antichi ingegnosi elessero tra gli uomini una
di queste quantità per più proporzionata e giusta, e volsero costoro che l'uomo
fusse d'altezza di sei piedi, e quest'è l'ordine usato da Vitruvio, ma è da
credere che Vitruvio intendesse di piedi geometrici, i quali secondo Marco
Varrone e Aulo Gellio erano di quattro palmi di mano imperò che li piedi comuni
fallano assai in molte forme proporzionate. Ma qui ci concorre la discrezione,
ch'è intesa da me per buon giudicio. Quanto alla distinzione di membri, vi sono
molte difficultà tra coloro che ne parlano. Il che a intendere causerebbe
nausea e fastidio. Però s'accosteremo a Vitruvio, il quale vuole che nel
compartire l'uomo s'usi per misura la faccia, che porta del Tesauro nostro,
cioè quella distanzia ch'è dal mento all'estremità della fronte, dove prencipia
la radice de' capegli, benché di quella medesima lunghezza siano le mani,
cominciando dalla giuntura della rasetta fin al dito medio. Conviene, adonque,
ch'una figura (a esser di giusta porzione) sia in altezza dieci faccie, non
eccedendo l'undecima a questo modo. Prima dalla sommità del capo sin
all'estrema punta del naso vi sia una faccia; dalla punta del naso sino
all'osso forculare over sommità del petto, vi è la seconda; e dalla sommità del
petto al concavo, over bocca del stomaco, vi è la terzia; da indi all'umbelico
si distingue la quarta; poi sino ai membri genitali è la quinta. E qui è la
metà della forma. Dico dall'osso forculare sino alla pianta de' piedi, non vi
ponendo il capo, per ch'il meggio dell'uomo integro è l'umbelico; la coscia,
parte della gamba insino alla punta del ginocchio, è distinta in due faccie, e
dal ginocchio alla pianta de' piedi vi sono tratte l'altre tre. A tal modo la
figura si fà in dieci faccie, la qual cosa è stata da me col vivo certificata.
E per darvi l'ordine integro, le braccia denno esser tre faccie lunghe,
cominciando dalla legatura della spalla, e continuando fin alla giuntura della
mano detta rasetta; e sappiate che la distanzia ch'è dal calcagno alla somità,
o collo del piede, è anco medesimamente dal collo de' piedi fin all'istremità
delle dita; poscia la grossezza dell'uomo cingendolo sotto le braccia, è per la
metà della lunghezza.
LAURO
Oh, quanto m'è
grato tal ragionamento, e non di poca utilità.
FABIO
La faccia da
noi usata come misura si divide in tre, un terzo della qual è dalla barba
insino sott'il naso, la seconda è dai fori del naso alla equalità delle ciglia,
la terza e ultima, dalle ciglia sino al fine della fronte. Un'altra sottilità
vi dico, che nelle dita della mano vi sono tutte le misure della faccia, una
delle quali è dal nodo del meggio sino alla punta del dito indice: vi è quanto
dal mento alla fessura della bocca; e quanto è lunga la bocca, è anco quanto
sono lunghe l'orecchie; poi dall'altra giontura del dito indice più verso
l'ugnia, insino all'istremità del dito, vi è la lunghezza dell'occhio; e tant'è
distante un occhio dall'altro, quant'è lungo un occhio; poi tanto è lontana
l'orecchia dal naso, quanto è lungo il dito medio. Così tutte le membra e
gionture sono conformi, e corrispondenti insieme. E sappiate ch'in un corpo
umano, che sia integro, vi sono inclusi sei cento e sessanta sei membri, tra
vene, nervi, ugnie e nodi.
LAURO
E per ciò si
dice ch'Iddio e la natura non fà cosa alcuna frustra o vana. Eccovi la
grandezza dell'arte nostra, mirate in qual cosa consiste, nell'integra
cognizione della più nobil fattura d'Iddio.
FABIO
Con tal regole
gli antichi scultori faceano figure di dieci pezzi, e poi le commettevan
insieme, e riuscivano giustissime e proporzionate.
LAURO
Ancor che tal
misure ruginiscano, come parte mal usata da noi, pur mi sono gratissime e care.
FABIO
Buona cosa è il
saper assai, ma perfetta è l'aver cognizione del migliore, è anco più lodabile
unirsi alle misure che confidarsi nel suo giudicio.
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