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Paolo Pino
Dialogo di pittura

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  • I
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I

LA BELLEZZA MULIEBRE

FABIO

Buona vita, Lauro mio, sprucciato e galante.

 

LAURO

Ben venuto il mio Fabio, appunto ero con voi col pensiero.

 

FABIO

Una qualche novità dell'amico, eh? scocca pure, ad ogni modo io son armaio dei tuoi segreti.

 

LAURO

Noi siamo invitati a un dolcissimo trebbio, dove vi seranno venticinque matrone, tutte leggiadre, tutte graziose e belle. Volete altro, ch'esser intratenuto tutto oggi dal spasso e dalla piacevolezza?

 

FABIO

Accetto l'invito, e mi serà un favor grande a veder cose allegre, perch'io son, come tu sai, più che malencolico. Eh? che trionfo debbe esser questo? un qualche sposalizio, o pur come banchetto?

 

LAURO

Fratello, ecco, ecco, queste matrone sono delle convitate: che direte di questa compagnia d'angeli?

 

FABIO

Spettacolo veramente divino.

 

LAURO

Fabio mio, voi come forastiero, compiacetevi nella contemplazione delle nostre donne.

 

FABIO

A me pare che queste madonne trarrebbon Marte di grembo dalla sua amata Venere con tali lascive blandizie. Sono vaghissime, e vestono più leggiadramente e con maggior venustà che qual si voglian donne del mondo.

 

LAURO

Incorrete nell'openione comune. Non è pontino in loro, che se li disconvenghi: tutte graziate, tutte belle.

 

FABIO

Voi parlate come veneziano, non già come pittore.

 

LAURO

Non sono però sì ebrio nell'amor della patria, ch'io m'abbagli in discernere il vero. Ben sapete, che quanto all'umor di noi pittori, la bellezza di tutte queste donne raccolta insieme non sopplirebbe per formar una bella femina a nostra sodisfazione, volendo imitar quelle linee, proporzioni, misure e ordini astratti quasi dal vero ch'i primi nostri inventori, per immortalarsi, instituirono le cose a modo loro, ben che l'invenzioni fossero (se dir si può) divine.

 

FABIO

Lauro mio, voi sommergete la perspicacia del vostro ingegno nell'ignoranzia, imperò che le proporzioni, che diceste, non forno partorite dai pittori, ma sì ben raccolte e tratte dall'opre naturali, come ordine usato dalla natura nelle opere sue; né può il pittore circonscrivere pur un punto, oltre quello che si vede nella natura. Altra regola non hanno i pittori, ch'imitare le cose vive e proprie.

 

LAURO

Oh, chi può negare? Ma ditemi, per cortesia, che cosa è questa vostra bellezza?

 




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