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Paolo Pino
Dialogo di pittura

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  • V
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V

LE PROPORZIONI DELLE FIGURE

 

LAURO

E si sia; piacciavi almeno di farmi intendere le porzioni delle figure, come le si denno compartire, come le si possino dir proporzionate.

 

FABIO

Lo farò, ancor che di rado ci occorre far figure tanto semplici, ritte e inscepide, che si possino integramente misurare, perché ciascun maestro si debbe acuir nella prontezza degli atti moventi e pronti, dove le figure in più parti fuggano, scurzando, o diminuiscano, e a quest'altro che l'ingegno nostro non ci può servire. Formò Iddio l'uomo con ammirabil composizione da molti detta armonia, e gli diede una sì proporzionata forma, che da lui furono tratte tutte l'invenzioni, ordini e misure. Gli antichi architetti edificatori trovorono, nell'invenzione, fabricar città, torri, templi, navi e altre macchine da guerra; diedero le quantità e proporzione a colossi, agli archi, alle colonne, alle porte e alle finestre, non da altro traendole che dalla forma dell'uomo. Fu dall'uomo trovata la forma sferica, over il tondo perfetto, ché disteso un uomo in terra proporzionato con le braccia e mani apperte quanto si può in forma di croce, e istendute le gambe e i piedi, allargandole quanto può, postogli una punta di compasso all'umbelico, come centricolo, l'altra punta accostata alla cima del capo, quella arruotando per l'estremità del capo, piedi e mani, formavano un tondo perfetto. Dall'uomo similmente disteso, ma con le gambe unite, si forma un quadro perfetto; medesimamente si fà la forma triangolare.

 

LAURO

In vero l'uomo è la più eccellente creatura tra le cose prodotte, e perciò è credibile che l'uomo traessi le cose artificiali da l'uomo, come soggetto più misterioso e più notabile.

 

FABIO

Non vi è porzione di quantità determinata che servi a tutte le forme, imperò che tra noi è gran varietà, perché l'uno è più grande dell'altro. Ma perché queste differenzie nascono dagli accidenti, emoli della natura (come vi ho detto parlandovi della bellezza), gli antichi ingegnosi elessero tra gli uomini una di queste quantità per più proporzionata e giusta, e volsero costoro che l'uomo fusse d'altezza di sei piedi, e quest'è l'ordine usato da Vitruvio, ma è da credere che Vitruvio intendesse di piedi geometrici, i quali secondo Marco Varrone e Aulo Gellio erano di quattro palmi di mano imperò che li piedi comuni fallano assai in molte forme proporzionate. Ma qui ci concorre la discrezione, ch'è intesa da me per buon giudicio. Quanto alla distinzione di membri, vi sono molte difficultà tra coloro che ne parlano. Il che a intendere causerebbe nausea e fastidio. Però s'accosteremo a Vitruvio, il quale vuole che nel compartire l'uomo s'usi per misura la faccia, che porta del Tesauro nostro, cioè quella distanzia ch'è dal mento all'estremità della fronte, dove prencipia la radice de' capegli, benché di quella medesima lunghezza siano le mani, cominciando dalla giuntura della rasetta fin al dito medio. Conviene, adonque, ch'una figura (a esser di giusta porzione) sia in altezza dieci faccie, non eccedendo l'undecima a questo modo. Prima dalla sommità del capo sin all'estrema punta del naso vi sia una faccia; dalla punta del naso sino all'osso forculare over sommità del petto, vi è la seconda; e dalla sommità del petto al concavo, over bocca del stomaco, vi è la terzia; da indi all'umbelico si distingue la quarta; poi sino ai membri genitali è la quinta. E qui è la metà della forma. Dico dall'osso forculare sino alla pianta de' piedi, non vi ponendo il capo, per ch'il meggio dell'uomo integro è l'umbelico; la coscia, parte della gamba insino alla punta del ginocchio, è distinta in due faccie, e dal ginocchio alla pianta de' piedi vi sono tratte l'altre tre. A tal modo la figura si fà in dieci faccie, la qual cosa è stata da me col vivo certificata. E per darvi l'ordine integro, le braccia denno esser tre faccie lunghe, cominciando dalla legatura della spalla, e continuando fin alla giuntura della mano detta rasetta; e sappiate che la distanzia ch'è dal calcagno alla somità, o collo del piede, è anco medesimamente dal collo de' piedi fin all'istremità delle dita; poscia la grossezza dell'uomo cingendolo sotto le braccia, è per la metà della lunghezza.

 

LAURO

Oh, quanto m'è grato tal ragionamento, e non di poca utilità.

 

FABIO

La faccia da noi usata come misura si divide in tre, un terzo della qual è dalla barba insino sott'il naso, la seconda è dai fori del naso alla equalità delle ciglia, la terza e ultima, dalle ciglia sino al fine della fronte. Un'altra sottilità vi dico, che nelle dita della mano vi sono tutte le misure della faccia, una delle quali è dal nodo del meggio sino alla punta del dito indice: vi è quanto dal mento alla fessura della bocca; e quanto è lunga la bocca, è anco quanto sono lunghe l'orecchie; poi dall'altra giontura del dito indice più verso l'ugnia, insino all'istremità del dito, vi è la lunghezza dell'occhio; e tant'è distante un occhio dall'altro, quant'è lungo un occhio; poi tanto è lontana l'orecchia dal naso, quanto è lungo il dito medio. Così tutte le membra e gionture sono conformi, e corrispondenti insieme. E sappiate ch'in un corpo umano, che sia integro, vi sono inclusi sei cento e sessanta sei membri, tra vene, nervi, ugnie e nodi.

 

LAURO

E per ciò si dice ch'Iddio e la natura non fà cosa alcuna frustra o vana. Eccovi la grandezza dell'arte nostra, mirate in qual cosa consiste, nell'integra cognizione della più nobil fattura d'Iddio.

 

FABIO

Con tal regole gli antichi scultori faceano figure di dieci pezzi, e poi le commettevan insieme, e riuscivano giustissime e proporzionate.

 

LAURO

Ancor che tal misure ruginiscano, come parte mal usata da noi, pur mi sono gratissime e care.

 

FABIO

Buona cosa è il saper assai, ma perfetta è l'aver cognizione del migliore, è anco più lodabile unirsi alle misure che confidarsi nel suo giudicio.

 

 




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