Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Antonio Pigafetta
Relazione del primo viaggio intorno al mondo descritti da Antonio Pigafetta vicentino, cavaliere di Rodi

IntraText CT - Lettura del testo

  • VII
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

VII

I giunchi sono le sue navi, e fatte in questo modo: lo fondo è circa due palmi sovra l'acqua e [è] di tavole con caviglie di legno assai ben fatto: sopra di questo sono tutte di canne grossissime per contrappeso: porta uno de questi tanta roba come una nave; li sui alberi sono de canne e le vele de scorza de albero.

La porcellana sorte de terra bianchissima e sta cinquanta anni sotto terra innanzi [che] la si adoperi, perchè altramente non saria fina. Lo padre la sotterra per lo figliolo. Se 'l pone [veleno] in un vaso de porcellana fino, subito si rompe.

La moneta che adoperano li Mori in questa parte è di metallo, sbusata nel mezzo per infilzarla, ed ha solamente da una parte quattro segni, che sono lettere del gran re della China e la chiamano picis.

Per uno chatil de argento vivo che è due libbre delle nostre, ne davano sei scodelle de porcellana: per uno quinterno de carta cento picis; per centosessanta chatili uno vasetto de porcellana; per tre coltelli, uno vaso de porcellana; per 160 chatili de metallo un bahar de cera, che è duecento e tre chatili; per ottanta chatili de metallo, uno bahar de sale; per quaranta chatili de metallo, uno bahar de anime per conciar le navi, perchè in queste parte non si trovano pegola.

Venti tahil fanno un chatil. Quivi si apprezza metallo, argento vivo, vetro, cenaprio, panni de lana, tele e tutte le altre nostre merci, ma più lo ferro e li occhiali. Questi Mori vanno nudi come li altri; bevono l'argento vivo; lo infermo lo beve per purgarse, e lo sano per restare sano.

 

Il re de Burne ha due perle grosse come dui ovi de gallina, e sono tanto rotonde che non ponno fermarse sopra una tavola; e questo so certo, perchè, quando li portassemo li presenti, gli fu fatto segno ne le mostrasse; lui disse le mostrerebbe. L'altro giorno poi alcuni principali ne dissero loro averle vedute.

 

Questi Mori adorano Maometto e la sua legge; non mangiar carne di porco; lavarsi il culo con la mano sinistra; non mangiare con quella; non tagliare cosa alcuna con la destra; sedere quando urinano; non ammazzare galline nè capre, se prima non parlano al sole; tagliare alle galline la cima delle ali con le sue pellesine, che li avanzano de sotto, e poi i piedi, e poi squartarla per mezzo; lavarse lo volto con la mano dritta; non lavarse li denti con li diti e non mangiare cosa alcuna ammazzata se non da loro. Sono circoncisi come li Giudei.

 

In questa isola nasce la canfora, specie di balsamo, la quale nasce tra gli albori; e la scorza è minuta come le cipolle. Se la se tiene discoperta, a poco a poco diventa niente; e la chiamano capor. Lì nasce cannella, zenzero, mirabolani, naranci, limoni, chiacare, meloni, cocomeri, zucche, rafani, cevolle, scarlogne, vacche, bufali, porci, capre, galline, oche, cervi, elefanti, cavalli e altre cose. Questa isola è tanto grande, che si sta a circondarla con uno prao tre mesi; sta di latitudine al polo Artico in cinque gradi e uno quarto e in cento e settantasei e due terzi de longitudine da la linea de repartizione, e se chiama Burne.

 

Partendone da questa isola tornassemo indietro per trovare un luogo atto per conciare le navi, perchè facevano acqua. Una nave, per poco vedere del suo piloto, dette in certi bassi d'una isola detta Bibalon, ma con l'aiuto de Dio la liberassimo. Uno marinaro de quella nave, non avvedendosene, despavillò una candela in un barile pieno de polvere de bombarda; subito la tolse fora senza danno nissuno. Seguendo poi lo nostro cammino, pigliassemo uno prao pieno de cocchi, che andava a Burne. Gli uomini fuggirono in un'isoletta. Finchè pigliassimo questo, tre altri fuggirono de dietro da certe isolette.

 

Al capo de Burne, fra questa e una isola detta Cimbonbon, che sta in otto gradi e sette minuti, è un porto perfetto per conciare navi, per il che entrassimo dentro, e per [non] avere troppo le cose necessarie per conciare le navi, tardassemo quarantadue giorni.

In questi giorni ognuno de noi se affaticava, chi in una cosa, chi in un'altra; ma la maggior fatica [che] avevamo, era andar a far legna ne li boschi senza scarpe. In questa isola son porci selvatici; ne ammazzassemo uno di questi con lo battello ne l'acqua, passando de un'isola in un'altra, lo quale aveva lo capo longo due palmi e mezzo e li denti grandi. Ci sono coccodrilli grandi, così de terra come de mare, ostriche e cappe de diverse sorte. Fra le altre ne trovassemo due, la carne dell'una pesò ventisei libbre, e l'altra quarantaquattro. Pigliassemo uno pesce, che aveva lo capo come uno porco, con due corni: el suo corpo era tutto d'un osso solo; aveva sopra la schiena come una sella ed era piccolo. Ancora qui se trova arbori che fanno le foglie, [che] quando cascano sono vive e camminano. Quelle foglie sono, nè più nè meno, come quelle del moraro, ma non tanto lunghe. Appresso il pegollo, da una parte e dall'altra, hanno due piedi; il pegollo è corto e pontino; non hanno sangue, e chi le cocca, fuggono. Io ne tenni una nove giorni in una scatola. Quando la apriva, questa andava intorno intorno per la scatola. Non penso viveno de altro se non de aria.

 

Essendo partiti de questa isola, cioè del porto, nel capo de questa isola Pulaoan incontrassemo uno giunco, che veniva da Burne, nel quale era lo governatore de Pulaoan. Li facessimo segno ammainasse le vele e lui non volendo ammainare, lo pigliassemo per forza e lo saccheggiassimo. Se il governatore volse esser libero, ne dette, in termine de sette giorni, quattrocento misure de riso, venti porci, venti capre e centocinquanta galline; poi ne presentò cocchi, fichi, canne dolci, vasi de vino de palma e altre cose. Vedendo noi la sua liberalità, gli rendessimo alcuni sui pugnali e archibusi; poi li donassimo una bandiera, una vesta de damasco giallo e XV braccia de tela: a uno suo figliolo una cappa de panno azzurro, e a un suo fratello del governatore una vesta de panno verde e altre cose.

Se partissemo da lui come amici e tornassimo indietro, fra la isola de Cagaian e quel porto de Chippit, pigliando lo cammino a la quarta del levante verso scirocco per trovare le isole de Maluco. Passassemo per certi monticelli, circa de li quali trovassemo lo mare pieno de erbe con lo fondo grandissimo. Quando passavamo per questi ne pareva entrare per un altro mare. Restando Chippit al Levante, trovassemo due isole, Zolo e Taghima al ponente appresso de le quale nascono le perle. Le due del re di Burne furono trovate quivi; e le ebbe, come ne fu riferito, in questo modo: Questo re pigliò per moglie una figliuola del re di Zolo, la quale gli disse come suo padre aveva queste due perle. Costui si deliberò averle in ogni modo. Andò una notte con cinquecento prao e pigliò lo re con due suoi figliuoli e menolli a Burne. Se 'l re de Zolo se volse liberare, li fu forza dargli le due perle.

 

Poi al levante, quarta di greco, passassemo tra due abitazioni, dette Cavit e Subanin e una isola abitata, detta Monoripa, lungi X leghe da li monticelli. La gente de questa hanno loro case in barche e non abitano altrove. In quelle due abitazioni de Cavit e Subanin, le quali sono ne la isola de Butuan e Calaghan, nasce la miglior cannella che si possa trovare. Se stavamo ivi due giorni, ne caricavamo le navi; ma per avere buon vento e passare una punta e certe isolette, che erano circa de questa, non volessemo tardare e, andando a la vela, barattassemo diciassette libbre per certi coltelli [che] avevamo tolti al governatore de Pulaoan. L'albero de questa cannella è alto tre o quattro cubiti, e grosso come li diti della mano, e non ha più di tre o quattro rametti; la sua foglia è come quella del lauro; la sua scorza è la cannella. La se coglie due volte all'anno; così è forte lo legno e le foglie, essendo verde, come la cannella. La chiamano caiumana; caiu vuol dire legno, e mana dolce, cioè legno dolce.

 

Pigliando lo cammino al greco e andando a una città grande detta Maingdanao, la quale è nell'isola di Baluan e Calaghan, acciò sapessemo qualche nova de Maluco, pigliassemo per forza uno biguiday (è come uno prao) e ammazzassemo sette uomini. In questo erano solum dieciotto uomini, disposti quanto alcuni altri vedessemo in questa parte, tutti de li principali di Maingdanao. Fra questi uno ne disse che era fratello del re de Maingdanao e che sapeva dove era Maluco. Per questo lassassemo la via del greco e pigliassemo la via de scirocco.

In un capo de questa isola Butuan e Caleghan, appresso de uno fiume, se trovano uomini pelosi, grandissimi combattitori e arcieri; hanno spade larghe uno palmo; mangiano se non lo cuore dell'uomo, crudo, con sugo de naranzi o limoni, e se chiamano Benajan, li pelosi.

 

Quando pigliassemo la via del scirocco, stavamo in sei gradi e sette minuti all'Artico e trenta leghe lungi da Canit. Andando al scirocco trovassemo quattro isole: Ciboco, Beraham Batolach, Saranghani e Candighar. Uno sabato, de notte, ne assaltò una fortuna grandissima per il che, pregando Iddio, abbassassemo tutte le vele. Subito li tre nostri santi ne apparsero descacciando tutta la scuritate. Sancto Elmo stette più de due ore in cima la gabbia, come una torcia; santo Nicolò in cima de la mezzana, e santa Chiara sovra lo trinchetto. Promettessimo uno schiavo a santo Elmo, a sancto Nicolò e a santa Chiara; gli dessemo a ognuno la sua elemosina.

Seguendo poi nostro viaggio, entrassimo in uno porto, in mezzo de le due isole, Saranghani e Candighar, e ce fermassimo, al levante, appresso una abitazione de Saranghani, ove si trova oro e perle. Questi popoli sono Gentili e vanno nudi come li altri. Questo porto sta de latitudine in cinque gradi e nove minuti e lungi cinquanta leghe da Canit.

 

Stando quivi un giorno, pigliassemo due piloti per forza, acciò ne insegnasseno Maluco. Facendo nostro viaggio fra mezzo giorno e garbin, passassemo tra otto isole abitate e disabitate poste in modo de una via, le quali si chiamano Cheana, Caniao, Cabiao, Camanuca, Cabaluzao, Cheai, Lipan e Nuza finchè arrivassemo in una isola, posta in fine de queste, molto bella al vedere. Per avere vento contrario e per non poter passare una punta de questa isola, andavamo de qua e de là circa de ella, per il che uno de quelli [che] avevamo pigliati a Saranghani e lo fratello del re di Maingdanao con un suo figliuolo piccolo, ne la notte, fuggirono notando in questa isola; ma il figliuolo, per non poter tener saldo sovra le spalle de suo padre, se annegò. Per non poter cavalcare la detta punta, passassemo de sotto de la isola, dove erano molte isolette.

Questa isola tiene quattro re; raià Matandatu, raià Lalagha, raià Bapti e raià Parabu: sono Gentili. Sta in tre gradi e mezzo all'Artico e 27 leghe lungi da Saranghani; è detta Sanghir.

 

Facendo lo medesimo cammino passassimo circa sei isole, chiamate Carachita, Para, Zanghalura, Cian, lontana circa dieci leghe da Sanghir (questa tiene uno monte alto, ma non largo; lo suo re se chiama raià Ponto) e Paghinzara, lungi otto leghe da Cian, la quale ha tre montagne alte (lo suo re se chiama raià Babintan); Talaut. Poi trovassemo al levante de Paghinzara, lungi dodici leghe, due isole non molto grandi, dette Zoar e Mean.

Passate queste due isole, mercore, a sei di novembre, discopersemo quattro isole alte al levante, lungi dalle due quattordici leghe. Lo piloto, che ne era restato, disse come quelle quattro isole erano Maluco; per il che rengraziassimo Iddio e per allegrezza descaricassemo tutta la artiglieria. Non era da meravigliarsi se éramo tanto allegri, perchè avevamo passato ventisette mesi, manco due giorni in cercare Maluco.

Per tutte queste isole fin a Maluco il minor fondo [che] trovassemo era in cento e duecento braccia; al contrario di come dicevano li Portoghesi, che quivi non si poteva navigare per li gran bassi e il cielo oscuro, come loro se avevano immaginato.

 

Venere, a otto de novembre 1521, tre ore innanzi lo tramontare del sole, entrassemo in uno porto d'una isola, detta Tadore e surgendo appresso terra in venti braccia descaricassemo tutta la artiglieria. Nel giorno seguente venne lo re in uno prao a le navi e circondolle una volta. Subito li andassimo [in] contra con lo battello per onorarlo: ne fece intrare ne lo suo prao e sedere presso de sè. Lui sedeva sotto una ombrella de seta, che andava intorno: dinnanzi de lui era uno suo figliuolo col scettro reale e due con due vasi de oro per dare acqua a le mani, e due altri con due cassettine dorate piene de quello betre.

Lo re ne disse [che] fossimo li ben venuti e come lui già [da] gran tempo se aveva sognato alquante navi venire a Maluco da luoghi lontani e, per più certificarsi, aveva voluto vedere ne la luna; e vide come venivano e che noi éramo quelli. Entrando lo re nelle navi, tutti li baciarono la mano; poi lo conducemmo sovra la poppa, e ne l'entrare dentro non se volse abbassare, ma entrò de sovravia.

Facendolo sedere in una cattedra de velluto rosso, gli vestissemo una vesta de velluto giallo a la turchesca; noi, per più suo onore, sedevamo in terra appresso lui. Essendo tutti assettati lo re cominciò e disse: Lui e tutti suoi popoli volere sempre essere fedelissimi amici e vassalli al nostro re di Spagna, e accettava noi come suoi figliuoli; e dovessemo discendere in terra come ne le proprie case nostre, perchè de qui indietro [la] sua isola no se chiameria più Tadore, ma Castiglia, per l'amore grande [che] portava al nostro re suo signore.

Li donassemo uno presente; qual fu la veste, la cattedra, una pezza de tela sottile, quattro braccia de panno de scarlatto, uno saglio de broccato, uno panno de damasco giallo, alcuni panni indiani lavorati de oro e de seta, una pezza de berania bianca, tela de Cambaia, dui bonetti, sei filze de cristallo, dodici coltelli, tre specchi grandi, sei forbici, sei pettini, alquanti bicchieri dorati e altre cose. Al suo figliuolo un panno indiano de oro e de seta, uno specchio grande, uno bonet e due coltelli; a nove altri sui principali, a ognuno un panno de seta, bonetti e due coltelli; e a molti altri, a chi bonetti e a chi cartelli dessemo, in fin che 'l re ne disse dovessimo restare.

Dopo ne disse lui non aver altro se non la propria vita per mandare al re suo signore, e dovessemo noi più appropinquarse a la città, e, se veniva de notte a le navi, li ammazzassemo con li schioppetti. Partendose de la poppa, mai se volse abbassare. Pigliata la licenza, discaricassemo tutte le bombarde. Questo re è Moro, e forse de quarantacinque anni, ben fatto, con una presenza reale e grandissimo astrologo. Allora era vestito d'una camicetta de tela bianca sottilissima con li capi de le maniche lavorati de oro, e de uno panno da la cinta quasi fino in terra, e era descalzo. Aveva intorno lo capo un velo de seta e sovra una ghirlanda de fiori e chiamase raià sultan Manzor.

 

Domenica a X de novembre, questo re volse intendere quanto tempo era [che] se èramo partiti de Spagna; e lo soldo e la quintalata [che] ne dava il re a ciascuno de noi; e voleva li dessemo una firma del re e una bandiera reale, perchè de qui innanzi, la sua isola, e un'altra chiamata Tarenate de la quale, se 'l poteva [far] coronare uno suo nipote, detto Calonaghapi, farebbe [che] tutte e due seriano del re di Spagna; e per onore del suo re era per combattere insino a la morte; e, quando non potesse più resistere, veniria in Spagna lui e tutti li sui, in uno giunco [che] faceva far de nuovo, con la firma e la bandiera reale; per ciò [che da] gran tempo era suo servitore.

Ne pregò li lasciassemo alcuni uomini, acciò ogni ora se aricordasse del re de Spagna, e non mercadanzie, perchè loro non gli resterebbero. E ne disse voleva andare a una isola chiamata Bachian, per fornirne più presto le navi de garofoli, perciò [che] ne la sua non erano tanti de secchi, [che] fossero sufficienti a caricar le due navi.

Oggi, per esser domenica, non volse contrattare. Il giorno festeggiato da questi popoli è lo nostro venere.

 

Acciò vostra illustrissima signoria sappia le isole dove nascono li garofoli, sono cinque: Tarenate, Tadore, Mutir, Machian, Bachian. Tarenate è la principale, e, quando viveva lo suo re, signoreggiava quasi tutte le altre. Tadore è quella dove èramo: tiene re. Mutir e Machian non hanno re, ma si reggeno a popolo, e quando li due re de Tarenate e de Tadore fanno guerra insieme, queste due li serveno de gente. La ultima è Bachian e tiene re. Tutta questa provincia, dove nascono li garofoli, se chiama Maluco.

Non era ancora otto mesi che era morto in Tarenate uno Francesco Serrano, portoghese, capitano generale del re de Tarenate contro lo re de Tadore; e operò tanto che costrinse lo re de Tadore [a] donare una sua figliuola per moglie al re de Tarenate e quasi tutti li figlioli de li principali per ostaggio (de la qual figliola nascette quel nepote de lo re de Tadore): poi, fatta fra loro la pace, essendo venuto un giorno Francesco Serrano in Tadore per contrattare garofoli, questo re lo fece velenare con quelle foglie de betre; e vivette se non quattro giorni — il suo re lo voleva far seppellire secondo le sue leggi, ma tre Cristiani, sui servitori, non consentirono — lo qual lasciò uno figliuolo e una figliuola piccoli, de una donna che tolse in Giava maggiore, e duecento bahar de garofoli.

Costui era grande amico e parente del nostro fedel capitano generale; e fu causa de commuoverlo a pigliar questa impresa, perchè più volte, essendo lo nostro capitano a Malacca, li aveva scritto come lui stava ivi. Don Manuel, già re di Portogallo, per non volere accrescere la provvigione del nostro capitano generale solamente di un testone al mese per li suoi benemeriti, venne in Ispagna ed ebbe da la Sacra Maestà tutto quello [che] seppe domandare. Passati X giorni dopo la morte de Francesco Serrano, il re di Tarenate, detto raià Abuleis, avendo discacciato suo genero, re de Bachian, fu avvelenato da [la] sua figliola, moglie del detto re, sotto ombra di voler concludere la pace tra loro, il quale scampò solum due giorni, e lasciò nove figliuoli principali. Li loro nomi sono questi: Chechil Momuli, Iadore Vunighi, Chechil de Roix, Cili Manzur, Cili Pagi, Chialin Chechilin, Cathara, Vaiechu Serich e Calano Ghapi.

 

Luni a XI de novembre, uno de li figlioli del re de Tarenate, Chechil de Roix, vestito de velluto rosso, venne a le navi con due prao, sonando con quelle borchie, e non volse allora entrare ne le navi. Costui teneva la donna, li figlioli e le altre cose de Francesco Serrano. Quando lo cognosse[ssi]mo, mandassemo dire al re se 'l dovevamo ricevere, perchè èramo nel suo porto: ne rispose facessimo come volevamo. Lo figliolo del re, vedendone star sospesi, se discostò alquanto de le navi; li andassimo con lo battello a presentarli un panno de oro e de seta indiano con alquanti coltelli, specchi e forbici. Accettolli con uno poco de sdegno e subito se partì. Costui aveva seco uno Indio cristiano, chiamato Manuel, servitore d'un Petro Alfonso de Lorosa, portoghese, lo qual, dopo la morte de Francesco Serrano, venne da Bandan a Tarenate. Il servitore, per sapere parlare il portoghese, entrò ne le nave e dissene [che], sebbene li figliuoli del re di Tarenate erano nemici del re di Tadore, niente de meno sempre stavano al servizio del re di Spagna. Mandassemo una lettera a Pietro Alfonso de Lorosa per questo suo servitore [dicendo che] dovesse vegnire senza sospetto alcuno.

 

Questi re teneno quante donne voleno, ma ne hanno una per sua moglie principale, e tutte le altre obbediscono a questa. Il re di Tadore aveva una casa grande, fuori della città, dove stavano duecento sue donne de le più principali con altrettante, [che] le servivano. Quando lo re sta solo, ovvero con la sua moglie principale, in uno luogo alto come un tribunale, ove può vedere tutte le altre, che li siedono attorno, e a quella [che] più li piace, li comanda vada a dormire seco quella notte. Finito lo mangiare, se lui comanda che queste mangino insieme, lo fanno: se non, ognuna va [a] mangiare ne la sua camera. Niuno senza licenza del re le può vedere; e se alcuno è trovato o di giorno o di notte appresso la casa del re, è ammazzato. Ogni famiglia è obbligata de dare al re una e due figliuole. Questo re aveva ventisei figliuoli, otto maschi, lo resto femmine.

Dinanzi a questa isola ne è una grandissima, chiamata Giailolo, che è abitata da Mori e da Gentili. Se trovorono due re fra li Mori, sì come me disse il re, [che] uno aveva avuto seicento figliuoli, e l'altro cinquecento e venticinque. Li Gentili non teneno tante donne, nè viveno con tante superstizioni; ma adorano la prima cosa che vedono la mattina, quando escono fora de casa, per tutto quel giorno. Il re de questi Gentili, detto raià Papua, è ricchissimo de oro e abita dentro in la isola. In questa isola de Giailolo nascono sopra sassi vivi canne grosse come la gamba, piene de acqua molto buona da bere: ne compravamo assai da questi popoli.

 

Marti, a dodici di novembre, il re fece fare in uno giorno una casa ne la città per la nostra mercanzia. Glie la portassemo quasi tutta e per guardia de quella lasciassimo tre uomini de li nostri, e subito cominciassemo a mercadantare in questo modo: Per X braccia de panno rosso assai buono ne davano uno bahar de garofoli, che è quattro quintali e sei libbre (un quintale è cento libbre): per quindici braccia de panno non troppo bono un bahar; per quindici accette uno bahar: per trentacinque bicchieri di vetro uno bahar (il re li ebbe tutti): per diciassette catili de ceneprio uno bahar; per diciassette catili de argento vivo uno bahar; per ventisei braccia de tela uno bahar; per venticinque braccia de tela più sottile uno bahar; per centocinquanta coltelli uno bahar; per cinquanta forbici uno bahar; per quaranta bonetti uno bahar; per X panni de Guzerati uno bahar; per tre di quelle sue borchie due bahar; per un quintal de metallo uno bahar. Tutti li specchi erano rotti, e li pochi buoni li volse il re. Molte de queste cose erano di quelli giunchi [che] avevamo presi. La prestezza di venire in Spagna ne fece dare le nostre mercanzie per miglior mercato [che] non averessimo fatto. Ogni giorno venivano alle navi tante barche, piene de capre, galline, fichi, cocchi e altre cose da mangiare, che era una meraviglia. Fornissemo le navi de acqua buona. Questa acqua nasce calda, ma se sta per spazio d'una ora fuora del suo fonte diventa frigidissima. Questo è perchè nasce nel monte delli garofoli, al contrario como se diceva in Ispagna, l'acqua esser portata a Maluco da longe parti.




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License