Roma, 7 novembre 1864.
Amatissimo Amico,
vi
scrissi da Nizza il 19 ottobre la cattiva riuscita dell'affare che mi chiamò
colà e tutto il dispiacere che ne provai. Speravo di ricevere una riga vostra a
Genova o a Livorno e, non avendola trovata, mi tormenta assai l'idea che siate
in collera con me per quello che vi scrissi riguardo a Battistina. Toglietemi
da questa angoscia con una sola parola indirizzata
aux
soins de M. Alexandre Centurini, Gênes.
Vi
assicuro che gli amici di Nizza mi hanno veramente ingannata, dicendo che
Battistina sarebbe disposta a cedere Anita. È urgente che la cara bambina sia
circondata diversamente. Quando offrii a sua madre di metterla in una pensione
a Torino fui spinta a farle tale offerta perché stimo che la cosa essenziale
sia per ora togliere Anita alla madre, poco degna di fare la sua educazione.
Il
Signor Basso vi avrà scritto che ho fatto di tutto per riuscire. Mi
cagionerebbe il più gran dolore il pensiero che oltre a non essere riuscita in
un affare così importante ho meritato anche la vostra disapprovazione e credo
di sentirla finché non abbiate rassicurato la vostra per la vita e di tutto
cuore devotissima
Speranza.
Trovai
qui un sonetto per Voi scritto da un giovane tedesco a me sconosciuto con una
lettera nella quale mi dice che quel sonetto entusiastico è
l'espressione dei sentimenti di migliaia di giovani tedeschi.
Non
ardisco mandarlo. Ho ringraziato l'autore a nome vostro: lo doveva?
|