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Giuseppe Garibaldi
Lettere a Speranza von Schwartz

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  • Livorno, 13 dicembre 1867.
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Livorno, 13 dicembre 1867.

Amatissimo ed ill.mo Amico,

tre giorni fa, mentre io trattava con la Signora Mario l'affare del vostro interessantissimo manoscritto, ebbi il piacere di ricevere le vostre care righe, per le quali vi ringrazio ben cordialmente: il vostro amabile saluto per la sorella sempre ammalata a Pisa, le fu mandato e lo riceverà riconoscentissima: ebbi pure la soddisfazione di sentire da Menotti che, grazie al Cielo, stavate bene di salute.

Avete veduto nel Times i nomi di Pietro Susini e Cap.no Cuneo su un lembo di articolo, che il giornale inglese prese, senza che io ne sapessi niente? Vi devo dire che mi rincrebbe molto ma che appena mi avete detto: “Non scrivete i nomi”, io scrissi alla persona alla quale avevo mandato l'articolo tedesco. Ma la cosa era già fatta perché, se vi ricordate, fu il 7 novembre che mi deste il permesso di prendere i miei appunti sulla vostra fuga interessantissima e fu il 23 novembre che mi diceste: non scrivete i nomi; dunque circa 15 giorni dopo ch'io aveva mandato l'articolo ai giornali tedeschi dai quali il Times ne prese un estratto. Vogliate, carissimo amico, scusare gentilmente questa spiegazione, ma sarei veramente infelice se la minima ombra di indiscrezione commessa da parte mia potesse farmi torto nell'opinione vostra. Ogni minima cosa affidatami che vi riguarda mi è sacrosantissima e se me lo aveste detto prima, mai questi nomi sarebbero stati stampati. Il fatto è che ritengo le persone che possono aiutarvi nelle vostre imprese mondiali per così onorate e felici che credeva fare anzi cosa grata al loro nome. Ora non sarò tranquilla fin ch'io sappia che questo mio sbaglio non ha pregiudicato le loro posizioni e spero ben sinceramente che sarò tranquilla fra poco sopra questo punto.

La Sig.ra Mario venne qui direttamente, via Genova, da Lugano, senza aver toccato Firenze: mi lasciò 226 pagine del vostro bel romanzo, dicendomi ch'erano queste un solo terzo dell'opera vostra. Io le risposi che mi pareva che voi mi avevate detto che, visto l'esito della campagna ultimata nel novembre, avevate abbreviato e finito il libro e che probabilmente ella (la Sig.ra Mario) troverebbe la fine ora a Firenze, dove sarà di già giunta.

Appena avrò copiate le 226 pagine lasciatemi rimanderò per mani sicure o riporterò alla Sig.ra Mario il detto manoscritto io stessa.

Visto che gli editori inglesi sono quelli che pagano molto più di quelli dei continente, devono avere il diritto di essere i primi a stampare la vostra bella opera. Io intanto faccio la traduzione in tedesco per averla pronta, ma naturalmente aspetto la decisione che d'accordo colla Sig.ra Mario prenderete coll'editore inglese, prima di stampare la minima cosa del vostro libro. Credendo che sarebbe cosa tanto opportuna quanto lucrativa di portare in luce il libro, quando verrà stampato in tedesco, anche in francese, ungherese, russo e svedese, vengo a domandarvi se mi autorizzate nel vostro interesse ad occuparmi di traduttori e editori per questi paesi. Se me lo permettete e non avete deciso di far la traduzione francese Voi stesso, come mi accennaste al Varignano, scriverei subito al Sig. Marc Monnier, ed anche ad altre persone per la traduzione ungherese, svedese e russa. Così ad un tempo tutto il mondo potrà ammirare in Voi la vostra poetica e fervida immaginazione che dipinge con tanta veracità i vizi che sono le vere sorgenti delle tante e troppe disgrazie della povera Italia.

Io che abito a Roma da sedici anni, io che ben conosco i padroni della Città Eterna, so che, purtroppo, è vero e non romanzo ciò che scrivete, ma l'editore solo potrà decidere se il così detto pubblico inglese universale vorrà inghiottire queste verità tali e quali. Intanto traduco in tedesco ed aspetto la decisione che prenderete prima di porre in luce.

Aspetto pure la vostra autorevole parola prima di mettermi in corrispondenza con altri per le traduzioni. Il mio indirizzo più sicuro è: Enrico Malatesta, Via Vittorio Emanuele, Livorno.

Scrissi a Teresa giorni fa e accompagnai le mie righe con alcuni dolci per i suoi bimbi. Salutatemi cordialmente tutti i vostri cari che si ricordano di me e disponete in qualunque cosa di me come della vostra più devota ed affezionata amica

Speranza.

 




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