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Giuseppe Garibaldi
Lettere a Speranza von Schwartz

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  • Khalépa (Creta), 9 gennaio 1869.
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Khalépa (Creta), 9 gennaio 1869.

Amico mio amatissimo,

vi scrissi pochi giorni fa lungamente; oggi vi mando soltanto poche righe col cuore lacerato dal dolore, dovendo comunicarvi che dopo quasi tre anni di lotta, di sacrifici, di sofferenze e di perdite d'ogni genere, i poveri Cretesi hanno dovuto, grazie agli intrighi della Francia, darsi per vinti; tutto è stato inutile ed eccoli più che mai sotto il giogo dispotico del tiranno turco! Troppe volte una simile notizia fu sparsa sempre a torto. Ora però si è realizzata! Il vecchio Capo Petropoulabri, un eroe (ottuagenario) del 1821, dopo aver letto la lettera infame indirizzatagli dal console francese (lettera scritta di certo sotto la dettatura dei Pascià di qui), non ebbe altro da fare che arrendersi coi suoi bravi.

Il fatto dei tre giovani sposi Souboulabry, Zebroulabry e Scolondi accaduto a Skonia è troppo straziante per rammentarlo. Io aveva viaggiato un mese con Scolondi che era in Creta il giovane più colto, più educato e bello (e uomo con mezzi) nel 1866; essi non hanno voluto sopravvivere al dolore della non riuscita di quanto fecero per la patria.

Ora, grazie all'Occidente egoista e senza cuore, i signori diplomatici potranno riposare sui loro allori; per ora la questione dell'Oriente non turberà nessuno.

Il console italiano, il mio vicino qui a Kalepa, è una persona d'uno zelo per i suoi compatrioti raro: ne ha salvati dalla forca diversi, che erano condannati a morte; più di cinquanta vostri (fra loro un bravo ufficiale chiamato de Grandi) hanno sacrificato la loro vita sull'altare della libertà Cretese! Ora il console ha rapito due garibaldini dalle unghie delle autorità turche ed io ho potuto assisterli ed anche vestirli con roba portata da Livorno: da più di due anni soffrono, sono molto ammalati. Dio sa se potranno essere salvati dalla malattia! Li ho affidati a un medico svizzero che ho fatto venire qui. Siamo in angoscia per due altri italiani garibaldini che girano ancora perseguitati dai Turchi nelle montagne piene di neve. Il vecchio Petropoulabri fu mandato a Marathonisi in Grecia dove ha una proprietà. Suo figlio si è pure sottomesso; non ci saranno più di cento volontari nell'isola che partiranno fra poco. Il trionfo si legge sopra ogni fisonomia turca, il dolore sui volti dei Greci e dei Cretesi!

Sperando fra poco sentire che godete buona salute e siete libero dai terribili dolori reumatici, mi dico, carissimo amico mio, sempre vostra per la vita devotissima

Speranza.

 




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