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Giuseppe Garibaldi Lettere a Speranza von Schwartz IntraText CT - Lettura del testo |
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Nizza, 18 ottobre 1864. Carissimo ed illustrissimo amico, non saprei come ringraziarvi per le vostre preziose righe che mi portarono la lieta notizia che mi affidate gentilmente l'Anita. Avevo io ricevuto l'asserzione che Battistina consentirebbe a lasciarla, arrivai qui colla certezza di effettuare il vostro ed il mio desiderio in quanto alla fanciulla. Il Signor Basso fece con somma premura di tutto per aiutarmi nella mia missione e dopo diversi abboccamenti con lui e Battistina io mi credeva giunta allo scopo, quando quest'ultima, di certo sotto l'influenza di pessimi consigli, dichiarò di non voler separarsi dalla “Pichon”. Mi astengo da ogni osservazione sopra il modo che usò verso di me nel dimostrarmi una diffidenza che non credo di meritare e che le sole vostre righe a Battistina e a me dovrebbero annullare - e lascio al Signor Basso la cura di parlarne a suo fratello. Sono addoloratissima della cattiva riuscita in un affare affidatomi da Voi, mio amatissimo Amico, ma ho in coscienza fatto tutto per facilitare a Battistina il sacrifizio che Voi, per mezzo mio, richiedevate dal suo affetto materno. Quando vidi che le rincresceva di rinunziare alla sua autorità sopra Anita, le feci anche la proposta di accompagnarmi in Isvizzera o a Torino, ove lei avrebbe potuto mettere a suo nome la figlia in un'ottima pensione, della quale non verrebbe presa senza il suo consenso, affermando che io non voleva far altro che pagare le spese. Basta, ho fatto di tutto per indurla ad accettare i mezzi di dare una buona educazione alla figlia, giacché non voleva consegnarla alla mia cura. L'Anita è la Vostra imagine: è così bella, intelligente, forte e ben dotata sotto ogni rapporto dalla natura, che è un peccato non metterla in istato di sviluppare in un modo degno dei così grandi vantaggi. Per ora ho esaurito tutto ciò che il vivo desiderio di farvi cosa gradita m'ispirò. Se Battistina capisse più tardi che si voleva farle un bene e non un torto, mi troverete sempre felice di secondare la vostra volontà in una cosa così degna di interesse. Parto venerdì 21 per Genova, Livorno e Roma, se vi trovo le porte aperte. Avete il mio indirizzo a Livorno, ove mi tratterrò qualche tempo, se mai vi potrei servire, e questo indirizzo è buono per sempre. Conoscendo il vero culto che vi porto, capirete quanto soffro di non esser riuscita in una missione per me così sacra. Speriamo che fra poco le circostanze mi siano più favorevoli e che mi sarà dato più di una volta di provarvi che sono veramente di tutto cuore la vostra più devota ammiratrice e affezionata amica Speranza.
Vi ringrazio tanto per la conoscenza del Signor Basso il quale è stato di grande compiacenza e bontà in quest'affare: merita davvero tutto il bene che ne avete detto. In quanto a Battistina la mia impressione è che non cederà mai la fanciulla, se non viene richiesta da Voi stesso e con l'autorità a cui avete diritto.
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