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Giuseppe Garibaldi
Lettere a Speranza von Schwartz

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  • Winterthur, 5 settembre 1868.
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Winterthur, 5 settembre 1868.

Carissimo mio Amico.

perdonatemi se ho tardato a ringraziarvi per le vostre preziose righe del 4 agosto colle quali mi mandaste una lettera per Anita.

Un'indisposizione piuttosto tenace che m'incomodò a Gotha, ove mi recai per vedere mio figlio, poi il desiderio di rivedere Anita nella sua nuova dimora per darvene delle notizie recenti ed esatte, ecco la ragione del mio silenzio.

Grazie mille per le care esibizioni. Perdonate se non ho creduto opportuno di dare a Anita le righe che le scriveste; vi scrissi che la figlia era stata molto disubbidiente e poco convenevole con me e Angelina, che a tutte due diede botte e schiaffi, e Voi le scrivete: “Io sono contento della tua condotta verso la Signora de Schwartz e se continuo a ricevere le stesse buone notizie ti farò un regalo”. È impossibile dire questo a una ragazza che batte quelle che la colmano di bontà. Sarebbe da parte vostra sancire una condotta biasimevole all'eccesso.

Per parlare francamente (ora che ogni pericolo è, grazie a Dio, passato), conoscendo Anita com'era stata con me, temeva che la S.ra Maier non volesse tenerla a cagione della sua testardaggine ed irrequietezza, ma ora che alcune settimane sono passate e che con molta pazienza l'Anita comincia a sviluppare migliori qualità e che dimostra avere qualche cosa dell'illustre suo genitore, siamo a cavallo e spero ogni bene per la vostra cara figlia, se lasciata sotto la cura dell'ottima signora Maier, una vera perla. Non avrei potuto affidare l'educazione dell'Anita a una persona qualunque, ma posso dire che persona più adatta, più degna e capace della buona Maier mai avrei potuto trovarla. Siate pure tranquillissimo e sicurissimo per Anita, che tutto va per il meglio. Non saprei dirvi quanto sono felice di vederla così su un'ottima strada, allegra, contenta e ubbidiente. Ieri avevamo una piccola festa di famiglia. Erano qui mia sorella colle sue figlie, mio fratello e la Signora Maier con Anita che, vestita non con sommo lusso ma come conviene alla figlia del mio illustre amico, fece un'ottima figura col suo contegno decoroso.

La Sig.ra Maier ha assunto l'incarico dell'educazione dell'Anita col dovuto rispetto e col vero amore che si deve al Vostro gran nome. Non voglio tediarvi con più parole: tutto va benissimo. Mi trattengo qui ancora alcune settimane, vedendo Anita giornalmente.

Riguardo al romanzo ve ne parlerò più a lungo un'altra volta, quando sarò in grado di comunicarvi un risultato definitivo. Per oggi voglio solamente assicurarvi che da che lasciai Caprera è stato il mio prediletto dovere occuparmene tutti i giorni.

Mi fermai tre giorni a Stuttgart (Württemberg), ove abita G. Struve. Ho letto con lui quanto ho tradotto in tedesco. È entusiasta e condivide pienamente il giudizio che vi diedi sulla rara vostra opera, che farà un effetto fulminante e speriamo molto bene alle popolazioni addormentate. Sono stata in corrispondenza con diciotti editori! Non me ne lagno, ve lo dico unicamente per assicurarvi che non prendo la cosa leggermente.

Se volete scrivere due righe all'Anita, incoraggiandola, senza lodarla troppo e sancendo la sua dimora dalla Signora Maier, mi sarà molto grato dargliele.

Spero che conosciate abbastanza la profonda adorazione che ho per voi, mio carissimo amico, per perdonare, e non male interpretare la franchezza colla quale ho preso l'ardire di scrivervi.

Ditemi un sì confortante, ditemi come la vostra preziosa salute va e come la signora Menotti porta il suo gran nome e la felicità d'appartenere alla vostra famiglia. Come stanno la cara Clelia e Francesca, Barbarini e Basso? Un saluto affettuoso a tutti, anche dall'Anita, e un bacio pieno d'amicizia e di venerazione sulla vostra adorata mano dalla vostra per la vita

Speranza.

 




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