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Tommaso Grossi
Marco Visconti

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  • CAPITOLO XXII
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CAPITOLO XXII

 

La sera dell'altro ricomparve il Pelagrua, e confermò Lodrisio nella certezza venuta già da più bande a quest'ultimo, che non era trapelato nulla dei rigiri col Bavaro, e che questi stava per levar le tende, e pigliar la via della Germania. Racquetato così quello sleale raggiratore, e messo il suo cuore in pace su questo particolare, si rammorbidì alcun poco anche col suo cliente, ed entrò a domandargli di Bice e di Ottorino.

- Cose grosse, - rispose il castellano di Rosate, cui non parea vero di potergli tornar in buona grazia. - Ho trovato lo scudiere del Conte, che, come sapete, è tutto cosa mia, e m'ha detto che in casa, da qualche tempo in poi, v'ha dei gran maneggi.

- Maneggi di che sorta?

- Maneggi di nozze.

- E il Conte vi si piega? tutta la paura che avea di Marco, gli è passata?

- Piegarvisi! non vi si piegherà lui, la paura non gli sarà passata; ma che vale, s'egli è tanto bue? la fanciulla pazza dietro a quel suo patito; la madre che la regge alla scoperta, e non sarebbe gran fatto che...

- Qui bisogna farsi vivo, - interruppe Lodrisio, - e sturbar codesto parentado ad ogni costo; chè voglio ben che Marco abbia perduto il senno dietro due begli occhi, ma quand'ei sappia che la fanciulla non può più esser sua, e che non c'è remissione, entrami in tasca! smanierà, farà qualche stranezza, ne ha fatte tante; ma e poi? così lontano, col peso sulle braccia e il fumo in capo d'una novella signoria, potrà far a meno di rassegnarsi? si rassegnerà.

- Veramente, - replicava il castellano di Rosate, - la ragazza gli sta più addentro che non crediate voi, e potrebbe bell'e darsi che a saperla in man d'altri s'infuriasse, s'imbestialisse ancor di più; ma io penso una cosa, che quella sua furia potrebbe prima di tutto rovesciarsi addosso a me perchè non abbia stornate le nozze!... Ma ce n'è un'altra: dice l'amico di aver inteso per aria, che gli sposi abbian tosto a fumarsela di qui, e andare chi sa dove: ecco che la sparizione della fanciulla ci fa restar minchioni. Marco o impazzisce davvero, e la pel mezzo precipitando stesso e noi in compagnia, o conserva punto punto di senno, e che ti fa? come avete detto voi, si getta nelle faccende di Toscana fino agli occhi, anche per tor via la mente da questi luoghi, la cui memoria non farebbe che crescergli il martello.

- Dunque alle mani, per non lasciar che il parentado si stringa, - disse Lodrisio.

- È subito detto; - rispose l'altro, - anche lui nel congedarmi quando fui a Lucca mi ripicchiò nelle orecchie questa canzone, ma poi non vuole che Ottorino s'abbia a toccare...

- Quanto a codesto, vedremo quello che ci tornerà, e tu in ogni caso starai a detta mia.

- Io son qui, ma... se...

- Patti chiari; lascia da banda codesti arzigogoli; chi vuol correre sulla mia strada, non deve aver paura di traghetti e di scorciatoie.

- Eh! non mi tiro indietro io; i dubbi non li metto fuori che prima di fermare il partito; quando poi si tratti di mandarlo ad effetto, vedrete che non son uomo da ciance: è poco tempo che mi conoscete, e finora non ho potuto ... basta, spero di riuscirvi meglio a pane che a farina...

- Sì, ne ho già avuto un pegno nell'ultima faccenda!

- Ma, - conchiuse il Pelagrua, - se il diavolo ci ha messe le corna, che colpa ne ho io?

Così terminò il dialogo fra quei due tristi.

Ora è tempo che torniamo a intrattenerci di proposito delle nostre donne, di Ermelinda e di Bice, che abbiam dimenticate già da un pezzo.

Fin da quella notte che la fanciulla tornò dal festino, portando la grazia di Lupo, la madre dalle parole di lei tutte spaurite avea raccolto la dura certezza dell'amore che il Visconte avea posto nella sua figlia. Come rimanesse Ermelinda ad una sì improvvisa e inopinata scoperta, è difficile l'immaginarlo: spavento e pietà per la figlia, sdegno contra Marco; e, lo diremo pure, quantunque ella non osasse confessarlo a medesima, un certo qual risorgimento momentaneo dell'antica fiamma, le fecero in un tratto ribollire il sangue; vi fu qualche istante, in cui la sua Bice non le parea così dolce, così cara come soleva. Fu quella una rivelazione inaspettata dei più riposti nascondigli dell'animo suo; ebbe vergogna, ebbe quasi paura di stessa; ma frenato poi tosto e vinto quanto vi aveva di men che puro, di meno che materno, in quello strano rimescolamento, prevalse in lei la carità che la facea sollecita per l'amata figlia.

Conosciuto come questa fosse troppo perdutamente presa di Ottorino, sì che quando pure Marco (il che non era da credersi) l'avesse richiesta per donna, Ermelinda non potea sperare di farla contenta con lui, per toglierla da qualunque repentaglio, avvisò di affrettar le nozze già conchiuse col giovane cavaliere: in questo modo mentre si promettea di soffocare ad un tratto ogni speranza nel cuore di Marco, veniva a porre la figlia sotto la protezione d'uno sposo.

Tosto che il Visconte fu in Toscana, Ermelinda cominciò dunque a sollecitare il buon piacimento del marito per quel parentado già fermato da lui medesimo; ma il Conte pensate se dava nelle furie, senza volersi ricordare d'essere stato egli medesimo a dar appicco alla figlia di prendersi d'amore pel giovane cavaliere, quando la madre faceva ogni opera per tenernela riguardata; con tutto ciò batti oggi, batti domani; un po' l'insistenza della moglie che non lo lasciava vivere, un po' l'aspetto continuo della passione di Bice a cui egli voleva tutto il suo bene, un po' il tempo, che naturalmente smorzava tanto o quanto la prima l'impressione di spavento che gli avean fatto le parole e il volto di Marco, e più di tutto il saperlo ora lontano, avvolto in un mar di brighe, e che dovea aver tutt'altro per la fantasia, lo veniva rendendo pastoso e maneggevole. Quello che gli diede un gran crollo fu la novella che Marco era diventato signore di Lucca; allora ei lo credette proprio tanto assodato e fermo in Toscana, che ben difficilmente avesse mai potuto rivoltarsi alle faccende di qui; e cominciò a lasciarsi ire fino a permettere che Ottorino rivedesse la casa che gli era stata chiusa per tanto tempo; ma non v'era però ammesso che sull'ora bruna in gran segreto, che Dio ne guardi! i curiosi non se ne accorgessero, e la cosa potesse venir rifischiata all'orecchio del galantuomo che stava a Lucca. Così la notizia dell'innalzamento di Marco, sconciando i fatti di Lodrisio e della sua creatura, il castellano di Rosate, avea racconci quelli della famiglia del Balzo.

Quanto ad Ottorino, le contraddizioni, le traversie sofferte per cagion di Bice gliel'avean sempre più profondamente confitta in cuore: se prima l'immagine dell'amata fanciulla si mischiava a tutti i sogni della sua fantasia, ora riempiva essa sola il vôto di quell'animo appassionato. Dissi il vôto del suo animo, perocchè il giovane, dopo le amarezze venutegli da Marco, tenne d'essersi rotto del tutto e per sempre con quell'antico suo signore, e si vide per conseguenza mancar dinanzi il termine della sua vita, che fino a quel punto non era stata impiegata che per gradire a lui, dal quale solo si prometteva lustro e grandezza. Cadutegli in dispetto le persone e i luoghi che gli rammentavano le gioie passate, e l'avvenire perduto, rimanendogli in cuore altro che Bice, l'unico desiderio che ancor gli durasse, era di farla sua, ma di abbandonar poi tosto in compagnia di lei questa terra nativa, e passar in Asia a combattere i Saracini; chè questo era in allora l'ordinario partito a cui s'appigliavano tutti quelli, che, disgustati del loro paese, non isperavano di trovarvi più bene.

Come credere però che i parenti della fanciulla volessero acconsentirgli di torsela compagna in un sì lungo e disastroso viaggio, in cerca d'un avvenire travagliato e tenebroso? Ma che direste voi, che l'apprensione ch'essi conservavano tuttavolta di Marco tolse via ogni difficoltà? Ermelinda si lasciò torcere a quel duro passo per la sollecitudine di porre la figlia in sicuro da ogni prova, che l'amore, chi sa? fors'anche il capriccio del Visconte, avesse mai coll'andar del tempo potuto tentare sopra di essa; e per allontanare nello stesso tempo il pericolo che Ottorino, venendo mai a scoprire la vera cagione dell'odio che il signor suo gli avea côlto adosso, non avesse avuto per furor geloso a cimentarsi con un sì potente e formidabile rivale.

Quanto al Conte, egli si rassegnava ad un sì duro sacrificio per potersi salvare le spalle, per potere in ogni evento rispondere a Marco ch'egli non avea mancato della sua parola, per lasciargli credere che Ottorino avesse rapita la sua figlia, ch'ella fosse scappata in compagnia di lui; insomma, per dirsene fuori in qualsivoglia modo.

A questi termini eran condotte le cose quando ebbe luogo il dialogo tra Lodrisio e il Pelagrua, che abbiam riferito.

Le nozze furon prefisse per dopo che fosse tolto l'assedio e quetate le faccende della guerra. Il Conte pose per condizione che s'avessero a fare segretamente; gli sposi sarebbero partiti tosto per Castelletto, un forte sul Ticino, che era posseduto da Ottorino, come abbiam già accennato; e si sarebbero indugiati non più che il tempo necessario per gli apparecchi del viaggio di Terra Santa: Lauretta e Lupo ve li accompagnavano, ed eran contenti di correre una medesima fortuna con essoloro.

Bice, di coraggioso e forte animo, non era spaventata dai disagi e dal rischi che stava per incontrare in un sì lungo e duro pellegrinaggio, non dall'incertezza del suo futuro stato in una terra strania e lontana: ogni stento, ogni travaglio, le sarebbe tornato dolce in compagnia del suo diletto, diviso con lui, durato per amor suo. Ma il dover abbandonare i suoi cari parenti, la dolce, l'amorosa sua madre principalmente; l'allontanarsi di tanto paese, per tanto tempo, e non averla forse mai più a vedere! La poveretta non poteva sostenere l'angoscia di sì acerbo pensiero! Ella non era mai stata così tenera, così carezzevole come in quei giorni; le tornava dinanzi con un senso profondo di carità tutto quello che la madre avea fatto, avea patito per lei in tanti anni, rilevandola da bambina fino a quel termine. Provava un acuto rimordimento nel rammentare, ora le sue sdegnosaggini infantili con che solea amareggiarla, prendendo rigoglio della cieca condiscendenza del padre ad ogni suo capriccio; ora gli ultimi giorni passati a Limonta in compagnia di Ottorino, quand'ella pel nuovo amore fatta bizzarra, e ritrosa al consigli del materno zelo, avea contristato quella povera madre colle sue stranezze, colla sua dispettosa caparbietà.

Vinta dall'amaritudine di tali memorie, l'amorosa fanciulla le si gettava al collo; e innondandola di lagrime pregava che le perdonasse. Spesse volte, provando quasi rimorso di quel grande amore che aveva posto in Ottorino, e che le pareva, dirò così, sottratto a lei, sentiva il bisogno di parlare del tanto bene che pur le voleva, non sapea spiccarsele d'attorno, non saziavasi mai d'accarezzarla, di dirle mille affettuose parole.

Ma il momento aspettato con tanta trepidazione, con uno struggimento indefinibile di terrore e pur di desio, si veniva sempre più approssimando. Già il Bavaro, disperato di poter riuscire a nulla di bene prolungando l'assedio, calato a certi accordi con Azzone, avea levato il campo. A poco a poco uscivano da Milano per recarsi alle loro terre, ai loro castelli, le bande paesane che erano accorse per difendere la città nei giorni del pericolo. I Limontini si preparavano anch'essi a ritornare alle loro montagne, lieti e superbi della gloria acquistata in quella notturna riscossa, e non iscemati che di quattro uomini caduti sotto le azze tedesche.

Le lance del monastero di Sant'Ambrogio, che per disposizione del Vicario dovevano rimanersi in Milano, vennero a dare il buon viaggio ai loro amici: Lupo domandò del Vinciguerra, che non si vedeva cogli altri, e intese ch'era stato ucciso in una sortita fuori del Borgo di Porta Ticinese: alcuni de' suoi, stando sull'alto d'una torre, l'avevan veduto stramazzar da cavallo e difendersi a piedi come un leone, menando in giro la sua mazza di ferro; s'era perso un momento tra la folla dei nemici che gli si serravano addosso da ogni banda; lo credetter preso, ma poco dopo riconobbero il suo teschio sanguinoso confitto su d'una lancia. - È morto da buon soldato facendo il dover suo, - disse Lupo; - Il Signore lo riposi; - e non si parlò più che di cose liete.

La mattina stessa che quei buoni montanari doveano porsi in viaggio, venne chiamato in gran fidanza il loro pievano che benedicesse le nozze fra Ottorino e Bice. Quantunque Azzone fosse già riconciliato di fatto colla Chiesa, durava tuttavia sul contado di Milano l'interdetto che fu levato alcuni mesi dopo; e però potea passar benissimo con onore che la benedizione delle nozze si desse così alla sfuggita, senza le solennità consuete, e le pompe convenienti alla condizione degli sposi.

Marta, la madre dell'annegato, venne quella mattina col suo fardelletto sotto al braccio a far le dipartenze colla famiglia del Conte, dalla quale aveva ricevuta così cortese ed affettuosa ospitalità.

Ermelinda le avea offerto che restasse in casa sua, ella e il marito; questi tanto vi si recava; ma la buona vecchia montanara, tratto in disparte il suo uomo, gli fece questo discorso:

- Sentite, Michele; quei pochi giorni che il Signore ci lascia quaggiù, ci provvederà come ci ha sempre provveduti. Quando il nostro povero Arrigozzo, (che Dio gli faccia misericordia!) era bambino che mi stava ancora al petto, vi ricordate bene, le annate andavano forti e calamitose ancor più d'adesso; eppure la Provvidenza ci è mancata mai? siamo stati mai a carico di nessuno? Grazie al Signore la vista mi regge, le dita mi vagliono; filerò, filerò tutto il giorno, filerò la notte, se non basta, mi caverò il tempo dagli occhi, e tireremo innanzi.

Noi siamo gente materiale, siamo avvezzi a stentar la vita, ma gl'impigli e le alture d'un padrone non sapremmo patirle: abbiamo fatto il callo a camminare scalzi fra i ciottoli e i rovi, ma le scarpe ci farebbero male ai piedi...

E poi, se il Conte si ferma qui, come pare che n'abbia intenzione, vorreste voi seppellirvi pel resto dei vostri giorni fra queste muraglie che levano il fiato? Per me non torrei a patto di starci se mi avessero a far regina. Oh le nostre montagne! quel lago che ti allarga il cuore! quegli ulivi, quei castagni, quel cielo bello, grande quanto tira la vista! chè qui bisogna alzare il capo a guardare in su per vederne quattro palmi, tanto che non sono mai arrivata in tutto questo tempo a poter capire da che parte nasce e da che parte va sotto il sole. E quella nostra povera chiesetta che adesso si dovrà aprire, perchè dicono che il papa leva la scomunica; che non l'avessimo più a vedere? coll'altare nuovo che abbiam voto di fare a San Genesio quando la terra sarà ribenedetta?... che non avessimo a sentir più quella campanella sonar l'Ave Maria tutte le mattine e tutte le sere? E non contate per nulla il trovarsi insieme con gente che parlan tutti come noi, chè qui si pena a capire quello che si barbuglino, e poi per ristoro ci sbeffano noi, come se fossero loro quelli che parlan pulito?

A questo punto fece un momento di pausa, quindi seguitava sospirando: - Pover'uomo, capisco bene, capisco quello che vi stoglie da quei luoghi: o credete voi che anche per me siano quelli d'una volta? prima della nostra disgrazia, quando quel nostro poveretto... (Gesù Maria per lui!)... Ma via, non torniamo a piangere! sia fatta la volontà di Dio... Quel che voleva dire?... Credete voi però collo star lontano dal paese, col non veder più quei luoghi, di potervelo tôrre dal cuore? No, vedete, no; e quand'anche lo poteste, non vorreste farlo del sicuro. Sentite, Michele, staremo insieme, penseremo a lui, pregheremo per lui, andremo a dirgli del bene innanzi alla sua croce, fin tanto che il Signore ci lascia quaggiù a far penitenza dei nostri peccati; e quando ci chiamerà con , almeno avrem la consolazione di poterci far seppellire dove lui.

Il marito al finir di quelle parole asciugandosi gli occhi: - Avete ragione, Marta, - diceva, - avete ragione; ma siete una benedetta donna! mi dite sempre che bisogna rassegnarsi, offrir tutto al Signore, mi sgridate quando alle volte mi cogliete a piangere, e poi mi uscite con certi discorsi! - La conclusione fu che sarebbero partiti anch'essi in compagnia dei loro paesani.

Dunque, come dicevamo, la povera donna era venuta col fagotto delle sue poche robucce sotto al braccio per tor commiato dalla famiglia del Conte. Fece ella riverenza al padrone di casa, e baciò la mano alla padrona, la quale le rispose colle più manierose dimostrazioni d'affetto, che avevano tanto maggior valore in quel tempo, in cui le condizioni diverse della società erano assai più distinte che nol siano ai nostri giorni; in un secolo in cui l'opinione, le usanze, le leggi parea che non permettessero nessun agguaglio tra gentiluomini e plebei, come se veramente fossero impastati di una diversa creta.

La Contessa avea già consegnato segretamente al pievano un buon pugno di ambrogini d'argento perchè fornisse di tutto il bisognevole la famiglia della povera Marta, con quella discrezione e quella modestia che avrebbe saputa migliore, egli che conosceva il costume dilicato e schivo dei suoi montanari, e il carattere singolarmente riguardoso e tenero della donna, paga, non senza una tal quale alterezza, della sua casta povertà.

Infine Marta s'accostò a Bice, e faceva l'atto di voler baciar la mano anche a lei; ma essa, ritraendola dolcemente indietro, gliela pose invece sopra una spalla, e: - Addio, buona Marta, - le diceva, - ricordatevi di me, che mi avete portata in collo tante volte quand'era piccoletta, e raccomandatemi al Signore: addio. - Ciò detto si volse da un altro lato, talchè quella stava per andarsene: ma tutto ad un tratto la fanciulla, vinta dalla passione, tornò verso la vecchia, e levandole in volto que' suoi grandi occhi cilestri pieni di pianto, esclamava: - Domani, quando vedrete spuntare di lontano la torre del castello, salutatela per me. Quante volte seduta sulla sua cima, poichè la notte s'era fatta buia, io guardava giù il lago, notava un picciol lume scorrente su quello, e riconosceva poscia il canto del pescatore. Quella dolce canzone che soleva alleviarmi le tristezze del cuore gli ultimi giorni passati in quel mio caro nido, io non l'udrò più! non udrò più il mormoramento delle onde che vengono a morire sulle sabbie del lido, non udrò più il soffio aspettato dei consueti venti del mattino e del vespro, la voce della tempesta predetta da indubitati segnali. Oh! salutate per me quel nostro sole, quel nostri monti, quel nostro caro cielo.

E quando, raccolti insieme sul sagrato innanzi alla porta della chiesa, innalzerete il canto della sera in onore della Vergine, ricordatevi tutti di me che tante volte inginocchiatavi da presso, ho pregato cantando insieme con voi, che tante volte, rattenuta da alcuna cura nel castello paterno, pôrsi l'orecchio tutta compunta con un brivido d'amore a quella devota melodia che il vento mi portava in alto or più or meno distinta, tremolante e soave; ricordatevi di me! Brevi sono i giorni che Iddio mi ha numerati! e quando vi giugnerà la novella che il mio corso è finito, date una lagrima alla memoria della povera Bice, che nata e cresciuta fra voi, sperava di posare il suo capo, stanco dai travagli della vita, nella dolce sua terra, fra le lagrime e il compianto dei suoi cari.

Il Conte, Ermelinda, stupiti e come soggiogati da quello spirito prepotente che parea parlar sulla bocca della loro figlia, la stavan guardando senza osare d'interromperla; ma quand'ella trascorse colle ultime parole a rivelare il vivo, intimo presentimento della sua prossima fine, non potendo più frenarsi, diedero ambedue in un gran pianto.

La moglie del barcaiuolo, a cui il dire della fanciulla era rivolto, fuor di per la maraviglia, per la compassione, per la dolcezza del sentir parlare de' suoi cari luoghi con quell'accento inspirato di mestizia e d'amore, cercava, singhiozzando anch'essa, di prender la mano della fanciulla; gliela prese finalmente, la trasse a con molle violenza, e v'impresse le labbra.

Stettero alcuni momenti in silenzio: Bice sola non piangeva; la sovrabbondanza medesima dell'affetto le faceva intoppo alle lagrime che stavano per prorompere. Alla fine, al cader di quel fisso entusiasmo che l'avea rapita, si sentì tutta intenerire, strinse alla vecchia la mano che tenea la sua, e le disse un'altra volta: - Addio, raccomandatemi al Signore; - e intanto che quella usciva, corse in braccio alla madre, nascose la faccia nel seno di lei, e l'inondò di lagrime infocate.

 

 




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