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Paolo Mantegazza Studj sui matrimonj consanguinei IntraText CT - Lettura del testo |
V
Questo materiale è il maggiore che si sia raccolto fin qui; e mettendo insieme i
fatti raccolti dagli altri osservatori coi miei ho potuto avere la bella cifra
di 512 matrimonj consanguinei, dei quali 409 con danno e 103 senza danno.
Dunque, direte voi con impazienza; chi prende in moglie una propria parente ha
l’ottanta per cento di probabilità di avere cattivi risultati dal proprio
matrimonio. Ma questo dunque impazientissimo non è logico, e innanzi di arrivare
ad una conclusione, conviene fare una critica sottile della statistica da noi
raccolta.
Questi fatti, innanzi tutto, non sono la fotografia della società umana in una
vasta regione di paese: ma son fatti scelti qua e là secondo l’opportunità di
molti osservatori sparsi e divisi. È naturale poi che in ogni paese si sia
raccolto un numero maggiore di fatti contrarj alle unioni fra parenti; perché
erano i primi a cadere sotto gli occhi, a fermar quasi l’attenzione
dell’osservatore.
I più fra i medici e legislatori sono persuasi che questi matrimonj sono nocivi
alla prole; per cui quando hanno sotto gli occhi figli robusti e senza mende,
non si curano di domandare se siano il frutto di due cugini o di un zio o di una
nipote.
E questo primo e grave errore nella statistica dei matrimonj consanguinei non
potrà evitarsi, se non quando avremo raccolto in un intero paese tutto il
movimento della popolazione, tenendo calcolo di tutti i fatti consanguinei.
Facendo allora il confronto dei risultati diversi presi sopra una vasta scala,
potremo vedere in qual misura la sterilità, l’epilessia, l’aborto, la
sordo-mutezza siano influenzati dall’elemento della parentela dei genitori. E
questi confronti non si potranno fare in ogni caso che fra i figli d’uno stesso
paese e d’un’epoca stessa, essendo l’eziologia dei morbi così complessa, da non
potersi punto confrontare i sordo-muti e gli epilettici della Francia cogli
stessi malati dell’Italia e della Germania.
Nel nostro prospetto, così come negli altri tracciati allo stesso fine, noi
mettiamo sempre in conto della parentela dei genitori tutti i cattivi risultati
che ci cadono sotto gli occhi; mentre invece molti fatti di sterilità, di
sordo-mutezza, di epilessia, di scrofola sono affatto indipendenti dalla
consanguineità dei generanti; dacchè anche i non medici sanno che possiamo avere
epilettici e sordo-muti da genitori sanissimi, e che fra essi non hanno altra
parentela che l’adamitica. Questa deduzione di un tanto per cento che deve farsi
sulle cifre che rappresentano i cattivi risultati dei matrimonj consanguinei
deve essere diversa per ogni malattia, per ogni paese, per ogni epoca; e non può
farsi con tutto il rigore della critica scientifica che nei pochissimi paesi
dove esiste una buona statistica e quando ad essa si sarà unita anche la nota di
tutti i matrimonj consanguinei.
Se il rapporto di 4:1 come formola delle conseguenze fatali dell’unione fra
parenti è scientificamente inesatto, la falsità della cifra deve riuscire ancor
maggiore, quando scendiamo ad analizzare i singoli effetti dannosi, e quando
vogliamo precisare la diversa probabilità. Nella più parte dei casi non si
conosce l’età dei parenti e quindi non si hanno in mano tutti i risultati
possibili del matrimonio; così come ignoriamo le malattie di cui i figli
potrebbero morir più tardi; così come non conosciamo ancora molti nascituri che
potrebbero essere più sani e più robusti dei primi e portare un nuovo e potente
elemento modificatore nelle nostre tabelle statistiche.
L’unico risultato che con minor pericolo degli altri può ridursi a cifra, e può
quindi segnarsi con rapporti numerici, è quello della sterilità, quando pur
s’abbia cura di non tener calcolo che dei matrimonj che durano almeno da una
diecina di anni. In 512 matrimonj consanguinei io ne avrei trovati 46 sterili;
ciò che equivale a 8, 9 percento. Benchè questo cifre non si possano confrontare
colla sterilità d’ogni paese, pure sono imponenti; dacchè ad accrescerne il
valore vengono sulla scena anche i frequentissimi aborti.
Mentre si cerca il vero assoluto, convien però pensare anche al pane quotidiano
di cui ha bisogno la scienza per tenersi viva e per camminare verso quel vero
assoluto che deve essere l’unica e calda passione d’ogni uomo che studia; e sui
matrimonj consanguinei si sa pure qualche cosa che ci può servire di guida
nell’arte spregiata, ma importantissima del generare.