Bismarck
Ho sempre ammirato Bismarck non tanto
per il suo genio quanto per la forza colossale della sua volontà che il mondo
vide agire costantemente, ordinatamente, inesorabilmente come una energia della
natura. In questo egli mi pare quasi sovrumano. Nella lucidità meravigliosa del
pensiero e della parola, nello sdegno delle idealità vaghe, delle astrazioni
metafisiche mi pare quasi sovratedesco; e osservo che la Provvidenza per fare
una e grande la nazione germanica ha suscitato in mezzo a lei un uomo disforme
in molte parti da lei, come per fare una e grande la nazione italiana ha
suscitato un uomo che non aveva intelletto d'arte.
Nell'opera politica del principe di Bismarck questo mi pare sopra tutto
mirabile che attesta, insieme al patriottismo più ardente, il più acuto senso
della misura e del modo in cui, trasformando la costituzione politica di un
paese conviene tener conto della sua storia, della sua conformazione,
dell'indole di chi lo abita.
Quel patriottismo che tutto pospone all'interesse diretto e immediato della
patria, ha in sè un germe di morte, è destinato, nella evoluzione morale della
società, a trasformarsi. Tale fu il patriottismo del principe di Bismark della
cui grandezza è monumento l'impero tedesco, la cui mortale debolezza si
manifesta nella occupazione tedesca della Lorena francese.
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