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Libro, Capitolo
1 Intro | stato; e come nell'animo mio era recente l'odor delle virtú 2 Intro | piú che a tutti gli altri era tenuto. Per non tardare 3 Intro | la qual cosa, secondo me, era inconveniente. E quando 4 Intro | consuetudine. Perciò non era conveniente ch'io usassi 5 I, III | sessantacinque anni, come era visso, cosí gloriosamente 6 I, III | quelli: nella qual cosa non era minor il piacer che esso 7 I, IV | ognuno per ordinario dove era la signora duchessa Elisabetta 8 I, IV | quello, che quivi tra tutti era. Il medesimo era tra le 9 I, IV | tra tutti era. Il medesimo era tra le donne, con le quali 10 I, IV | commerzio; ché a ciascuno era licito parlare, sedere, 11 I, IV | chi gli parea: ma tanta era la reverenzia che si portava 12 I, IV | che la medesima libertà era grandissimo freno; né era 13 I, IV | era grandissimo freno; né era alcuno che non estimasse 14 I, V | i gentilomini della casa era ridursi súbito dopo cena 15 I, VI | per Urbino; dove quanto era possibile onoratamente e 16 I, VI | attendeva. E l'ordine d'essi era tale che, súbito giunti 17 I, VI | sempre il numero degli omini era molto maggiore; poi, come 18 I, VIII | si rise molto, né alcun era che si potesse tener di 19 I, XI | messer Pietro Bembo, che era in ordine vicino, cosí disse: - 20 I, XII | cominciarono a dir che questo era il piú bel gioco che far 21 I, XVIII | che opinion d'un filosofo era che fussino infiniti mondi, 22 I, XVIII | Conte: - Anco Alessandro era maggior uom che non era 23 I, XVIII | era maggior uom che non era colui che disse quella. 24 I, XXI | ciascuna in quello che piú era suo proprio, cosí questo 25 I, XXII | che ancor tra gli antichi era in molta consuetudine. Conveniente 26 I, XXVIII | che bastava; il che non era altro, che riprenderlo d' 27 I, XXXII | calamità nate da' barbari non era ancor sedato, sonsi lassate 28 I, XXXVI | che pur mo, si po dir, era celebrata da nobili scrittori, 29 I, XXXVII | ai quali la lingua latina era cosí propria come or è a 30 I, XLVI | al mondo come quella, che era per cosí divin poema chiara 31 I, LII | dalla banda dove sapeva che era quella tavola, per non abbrusciarla 32 I, LIV | aveva inteso di che sorte era il gioco di quella sera 33 I, LIV | cortegiania; però quanto piú gli era possibile studiava il passo, 34 I, LV | convenienti gli sono -. Era il signor Prefetto, benché 35 I, LV | resto che egli avea a dire, era pur ragionevole che seguitasse 36 I, LVI | le vide; poi, perché già era passata gran pezza della 37 II, I | in esso sentiamo quando era presente; perché in effetto 38 II, IV | quella d'Urbino, e quale era quel Principe e quella Signora 39 II, V | di sapere ciò che detto s'era, quasi ad ognun ne dimandava 40 II, V | intervenire, variamente gli era risposto; però che alcuni 41 II, V | altra, ed ancor tra molti era discordia della sentenzia 42 II, V | per tempo che consueto non era disse: - Gran peso parmi, 43 II, IX | morti tanti omini e come era fiero e sapea giocar di 44 II, XXIV | ingegnero, come quello che era intendentissimo, conobbe 45 II, XXIV | intendendo come la cosa era ita, fecesi venir quel povero 46 II, XXVI | portava a canto, la quale era persiana, alla foggia di 47 II, XXXIV | ancor valesse nell'arme, non era però in alcuna di queste 48 II, XXXIV | nobiltà né di bellezza non era punto inferior alla prima; 49 II, XXXIV | la quale ella sapeva ch'era discretissima e d'ottimo 50 II, XXXIV | venne fatto, perché in vero era donna piú presto da esser 51 II, XXXIV | e leggendola comprese ch'era scritta con estremo affetto 52 II, XXXIV | veneno amoroso che per altrui era preparato. Che vi debbo 53 II, XXXV | non si seppe che quella era composizion di Josquin de 54 II, XXXV | vino, dicevate talor che era perfettissimo, talor insipidissimo? 55 II, XXXV | insipidissimo? e questo perché a voi era persuaso che eran dui vini, 56 II, XXXV | crederlo, tanto fermamente era confermata nell'animo vostro 57 II, XXXIX | cominciava a dir in che modo egli era fuggito, né parea che di 58 II, XXXIX | contava pur sempre come egli era caduto; e spesso ancor parea 59 II, XLIV | Pietro ad Vincula, a tutti era notissima.~ ~ ~ 60 II, XLVIII | inscrizion di quella, che era il nome di papa Alessandro, 61 II, XLVIII | Alessandro, nel fin del quale era un V ed un I, perché significasse, 62 II, LI | contadino a dolersi che gli era stato rubato un asino; il 63 II, LI | capre, innanzi alle quali era un gran becco, si fermò 64 II, LI | vedere uno, che per giustizia era frustato intorno alla piazza, 65 II, LI | quantità di terreno, come s'era cavata per far i fondamenti 66 II, LII | commissario fiorentino? il quale era assediato nella Castellina 67 II, LII | colui di chi si parlava, era replicato questo termine “ 68 II, LIII | sorte di musica piú gli era piaciuta di quelle che avea 69 II, LV | Moscovia per la guerra che era tra 'l re di Polonia e ' 70 II, LV | accostavano, se non quanto era largo il fiume. Cosí conosciutisi 71 II, LV | loro zibellini, ma tanto era estremo il freddo, che non 72 II, LV | giungessero all'altra riva, dove era questo luchese e i suoi 73 II, LV | perché a lor parere quello era il termine dove giungeva 74 II, LV | intercetta; ed ancora il fiume era tanto sodo, che ben poteva 75 II, LVI | prese in mano il re, che era assai grande, come usano 76 II, LVI | ragione al Re del torto che le era fatto. Il gentilomo poi 77 II, LVI | Or vedete se questa simia era savia, avveduta e prudente -. 78 II, LIX | d'un loro amico, il quale era cieco da un occhio, e invitando 79 II, LX | Sanese cosí corpulento come era, disse ridendo: “Gli altri 80 II, LXI | che monsignor il vescovo era deliberatissimo castigarlo 81 II, LXI | acerbamente. E perché costui era dotto, avea molti amici, 82 II, LXII | un giorno a Fedra perché era, che facendo la Chiesa il 83 II, LXII | perché in quel volto, quando era acconcio, cosí vedeva me 84 II, LXII | dall'arme tanto, che non era possibile farglielo accostare, 85 II, LXIII | Filippo Beroaldo, del qual era discipulo, disse: “Domine 86 II, LXIV | Come un Genoese, il quale era molto prodigo nello spendere, 87 II, LXV | creato re, detto che allor era il tempo di castigar i suoi 88 II, LXV | aveano tanto offeso mentre era duca d'Orliens, rispose 89 II, LXVII | molti altri gentilomini era presente, disse: “Eccovi, 90 II, LXVII | Alessandro Magno, mentre che era fanciullo, intendendo che 91 II, LXVIII | disse, perché di que' dí s'era ragionato ch'e Sanesi avean 92 II, LXX | che Golpino suo servitore era tanto magro e secco, che 93 II, LXX | sott'il foco per accenderlo, era stato portato dal fumo su 94 II, LXX | tanto di ventura, che non era volato via insieme con esso. 95 II, LXX | vendere il grano mentre che era caro, vedendo che poi s' 96 II, LXX | caro, vedendo che poi s'era molto avvilito, per disperazione 97 II, LXXI | sorbire quel brodo che gli era avanzato. Allora il Marchese 98 II, LXXIII | all'anno che questo gli era occorso, un'altra mattina, 99 II, LXXIV | comparito questo gentilomo, era segno che il pericolo già 100 II, LXXIV | segno che il pericolo già era in tutto passato. Essendo 101 II, LXXIV | da Forlí, il qual allor s'era fuggito dal stato di Fiorenza. 102 II, LXXV | gli rispose che egli non era in casa: e Scipione udí 103 II, LXXV | che dicesse ch'egli non era in casa: cosí si partí. 104 II, LXXV | medesimo rispose che non era in casa. Allora Ennio, “ 105 II, LXXVII | moglie, che da se stessa s'era ad un fico impiccata, un 106 II, LXXVII | l'uno d'essi, il quale era di casa Altoviti, dormiva; 107 II, LXXVII | benché 'l suo avversario, che era di casa Alamanni, non parlasse 108 II, LXXVIII | palazzo un cavaliero, il quale era bruttissimo, e la moglie, 109 II, LXXVIII | bruttissimo, e la moglie, che era bellissima, l'uno e l'altro 110 II, LXXVIII | ad un suo amico, il qual era assai ricco, ma di non molto 111 II, LXXX | domandando il capitan Molart, che era patrino d'Aldana, a Peralta 112 II, LXXXI | fatta in quella terra s'era vestito un bellissimo saio 113 II, LXXXV | quelle due signore che quivi era capitato un Spagnolo servitore 114 II, LXXXV | non sapessero che costui era un vaccaro bergamasco. Però, 115 II, LXXXV | costui, tra l'altre cose, era gran burlatore, e parlava 116 II, LXXXV | l fusse quello che egli era.~ ~ ~ 117 II, LXXXVI | fare una burla a questo che era ito a letto. Onde, sentendo 118 II, LXXXVI | vedendo certo che ivi non era né foco né splendor alcuno 119 II, LXXXVI | candele?” Levossi quello che era in letto su le braccia e 120 II, LXXXVI | come potete pensare, pur era tanto attonito della passata 121 II, LXXXVI | stimularlo, dicendo che era obligato a pagar tutti questi 122 II, LXXXVII | prima domandatogli chi egli era, ed esso rispostomi, mostrai 123 II, LXXXVII | fronte medesima; tanto ch'io era tutto consumato. In ultimo, 124 II, LXXXVII | In ultimo, quando ognuno era stanco e di ridere e di 125 II, LXXXVIII| debatto, dimandarono che cosa era e fermaronsi per volerci 126 II, LXXXVIII| sempre dicendomi ch'io era pazzo, mettea piú forza 127 II, LXXXIX | lo condusse in parte dove era un campanile, il quale è 128 II, LXXXIX | il spago dalla parte che era opposta a quella faccia 129 II, LXXXIX | quello che tenea lo spago non era Ponzio, ma era un chiodo 130 II, LXXXIX | spago non era Ponzio, ma era un chiodo fitto nel muro, 131 II, XCV | contrario. Ma Giovan Boccaccio era, come sète ancor voi, a 132 III, I | eloquenzia, quanto in essi era valore, non aremmo bisogno 133 III, II | messer Federico: - io m'era deliberato, per quanto poteva, 134 III, X | Platone, il quale in vero non era molto amico delle donne, 135 III, XIV | onde Orfeo disse che Iove era maschio e femina; e leggesi 136 III, XIX | se mi diceste che questo era miracolo e grazia dello 137 III, XXII | meritavano; e che come mentre era vivo avrebbe sempre voluto 138 III, XXII | scelerata vita, cosí adesso era apparecchiata a farne fede, 139 III, XXIV | fusse traportata, la quale era che publicamente si servava 140 III, XXVI | questo che per la bellezza era maravigliosa; e sopra l' 141 III, XXVI | altro gentilomo, il quale era di molto maggior stato che 142 III, XXVI | morisse seppe che Sinorige era morto. La qual cosa intendendo, 143 III, XXVII | un gentilomo, il cui nome era messer Tomaso; non mi ricordo 144 III, XXVII | messer Tomaso, il qual s'era portato valorosamente ed 145 III, XXVII | messer Tomaso viveva ed era continuamente per vivere 146 III, XXVII | dove esso medesimo già s'era acquetato di morire, intervenne 147 III, XXVII | la liberazion sua, e dove era, e come il dí seguente sperava 148 III, XXVIII | leggendo quella lettera, era volato il pensiero -. Disse 149 III, XXX | Tito Tacio, re de' Sabini, era valentissimo e savio; onde, 150 III, XXX | esse, ché molto meglio loro era il morire che vivere vedove, 151 III, XXXVI | che essa non solamente era degna figliola di Re, ma 152 III, XXXIX | che sapea, delle quai cose era bonissima maestra, non ebbe 153 III, XLIII | desiderava e di che tanto era continuamente stimulata 154 III, XLIII | piú che la propria vita le era caro, s'astenne dal gustarli; 155 III, XLV | pur strano loco e tempo era il letto e la notte per 156 III, XLV | scrivesi che di questo era pieno e grave. E qual cosa 157 III, XLV | che piú che se stessa le era caro combattendo, vincea 158 III, XLVII | condotta fuor di casa sua, dove era stata presa da una compagnia 159 III, XLVII | della casa, che giovane era, vedendola assai bella e 160 III, XLVII | pervenisse alle mani, perché pur era ancor vicina alla ripa, 161 III, XLVII | men nobil corpo vivendo era abitata -.~ ~ ~ 162 III, XLVIII | in questa tacitamente s'era nascosto prima il giovane, 163 III, XLVIII | si diffendeva quanto le era possibile; di modo che tra 164 III, LI | riportasse laude; il che loro era il maggior premio che aver 165 III, LX | cosí enormi errori, forsi era ben insegnare loro prima 166 III, LXXI | in quella terra ove essa era; e poi che la ebbe veduta 167 III, LXXI | ridere e dir che costui era indignissimo d'esser chiamato 168 III, LXXI | messer Cesare e disse: - Era meglio restar di narrar 169 III, LXXII | ridendo: - In que' tempi non era vicio. - E però, - disse 170 IV, I | animo e per lo saper suo non era cosa tanto grande, che di 171 IV, VIII | come si scrive che Cimone era calunniato che amava il 172 IV, XVI | poi risapendo che cosa era, non solamente hanno dolore 173 IV, XXVII | nemici avea morti quello che era sepulto; e tutte queste 174 IV, XXVII | dominare alli altri; il che era quasi impossibile, per esser 175 IV, XLIV | a laude di quello che s'era parlato, e dettosi che ancor 176 IV, XLIV | e dettosi che ancor non era l'ora d'andar a dormire, 177 IV, XLVII | della qual tanto tempo già era macchiato, non volse operarvi 178 IV, LXIX | celeste, che in esse prima era dal senso mortificata e 179 IV, LXXI | quale insieme con gli altri era stata sempre attentissima 180 IV, LXXIII | del fuggir dell'ore; né era alcuno che negli occhi sentisse