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Baldassarre Castiglione Il libro del cortegiano IntraText CT - Lettura del testo |
XLVI.
Rispose allora il Conte: - Io biasmo i Franzesi che estiman le lettre nuocere alla profession dell'arme e tengo che a niun piú si convenga l'esser litterato che ad un om di guerra; e queste due condizioni concatenate e l'una dall'altra aiutate, il che è convenientissimo, voglio che siano nel nostro cortegiano; né per questo parmi esser mutato d'opinione. Ma, come ho detto disputar non voglio qual d'esse sia piú degna di laude. Basta che i litterati quasi mai non pigliano a laudare se non omini grandi e fatti gloriosi, i quali da sé meritano laude per la propria essenzial virtute donde nascono; oltre a ciò sono nobilissima materia dei scrittori; il che è grande ornamento ed in parte causa di perpetuare i scritti, li quali forse non sariano tanto letti né apprezzati se mancasse loro il nobile suggetto, ma vani e di poco momento. E se Alessandro ebbe invidia ad Achille per esser laudato da chi fu, non conchiude però questo che estimasse piú le lettre che l'arme; nelle quali se tanto si fosse conosciuto lontano da Achille, come nel scrivere estimava che dovessero esser da Omero tutti quelli che di lui fossero per scrivere, son certo che molto prima averia desiderato il ben fare in sé che il ben dire in altri. Però questa credo io che fosse una tacita laude di se stesso ed un desiderar quello che aver non gli pareva, cioè la suprema eccellenzia d'uno scrittore, e non quello che già si prosumeva aver conseguito, cioè la virtú dell'arme, nella quale non estimava che Achille punto gli fosse superiore; onde chiamollo fortunato, quasi accennando che, se la fama sua per lo inanzi non fosse tanto celebrata al mondo come quella, che era per cosí divin poema chiara ed illustre, non procedesse perché il valore ed i meriti non fossero tanti e di tanta laude degni, ma nascesse dalla fortuna, la quale avea parato inanti ad Achille quel miraculo di natura per gloriosa tromba dell'opere sue; e forse ancor volse eccitar qualche nobile ingegno a scrivere di sé, mostrando per questo dovergli esser tanto grato, quanto amava e venerava i sacri monumenti delle lettre, circa le quali omai si è parlato a bastanza. - Anzi troppo, - rispose il signor Ludovico Pio; - perché credo che al mondo non sia possibile ritrovar un vaso tanto grande, che fosse capace di tutte le cose, che voi volete che stiano in questo cortegiano -. Allor il Conte, - Aspettate un poco, - disse, che molte altre ancor ve ne hanno da essere -. Rispose Pietro da Napoli: - A questo modo il Grasso de' Medici averà gran vantaggio da messer Pietro Bembo -.