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Baldassarre Castiglione Il libro del cortegiano IntraText CT - Lettura del testo |
Quivi, mostrando messer Cesare non restar satisfatto, né voler consentir per modo alcuno che altri che esso medesimo potesse gustare quel piacere ch'egli sentiva di contemplar la bellezza d'una donna, ricominciò a dire; ma in quello s'udí un gran calpestare di piedi con strepito di parlar alto; e cosí rivolgendosi ognuno, si vide alla porta della stanza comparire un splendor di torchi e súbito drieto giunse con molta e nobil compagnia il signor Prefetto, il qual ritornava, avendo accompagnato il Papa una parte del camino; e già allo entrar del palazzo, dimandando ciò che facesse la signora Duchessa, aveva inteso di che sorte era il gioco di quella sera e 'l carico imposto al conte Ludovico di parlar della cortegiania; però quanto piú gli era possibile studiava il passo, per giungere a tempo d'udir qualche cosa. Cosí, súbito fatto reverenzia alla signora Duchessa e fatto seder gli altri, che tutti in piedi per la venuta sua s'erano levati, si pose ancor esso a seder nel cerchio con alcuni de' suoi gentilomini; tra i quali erano il marchese Febus e Ghirardino fratelli da Ceva, messer Ettor Romano, Vincenzio Calmeta, Orazio Florido e molti altri; e stando ognun senza parlare, il signor Prefetto disse: - Signori, troppo nociva sarebbe stata la venuta mia qui, s'io avessi impedito cosí bei ragionamenti, come estimo che sian quelli che ora tra voi passavano; però non mi fate questa ingiuria di privar voi stessi e me di tal piacere -. Rispose allor il conte Ludovico: - Anzi, signor mio, penso che 'l tacer a tutti debba esser molto piú grato che 'l parlare; perché, essendo tal fatica a me più che agli altri questa sera toccata, oramai m'ha stanco di dire, e credo tutti gli altri d'ascoltare, per non esser stato il ragionamento mio degno di questa compagnia, né bastante alla grandezza della materia di che io aveva carico; nella quale avendo io poco satisfatto a me stesso, penso molto meno aver satisfatto ad altrui. Però a voi, Signore, è stato ventura il giungere al fine; e bon sarà mo dar la impresa di quello che resta ad un altro che succeda nel mio loco perciò che, qualunque egli si sia, so che si porterà molto meglio ch'io non farei se pur seguitar volessi, essendo oramai stanco come sono -.