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Baldassarre Castiglione
Il libro del cortegiano

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XI.

 

Rise messer Federico; poi suggiunse: - Sono alcuni altri esercizi, che far si possono nel publico e nel privato, come è il danzare; ed a questo estimo io che debba aver rispetto il cortegiano; perché danzando in presenzia di molti ed in loco pieno di populo parmi che si gli convenga servare una certa dignità, temperata però con leggiadra ed aerosa dolcezza di movimenti; e benché si senta leggerissimo e che abbia tempo e misura assai, non entri in quelle prestezze de' piedi e duplicati rebattimenti, i quali veggiamo che nel nostro Barletta stanno benissimo e forse in un gentilom sariano poco convenienti; benché in camera privatamente, come or noi ci troviamo, penso che licito gli sia e questo, e ballar moresche e brandi; ma in publico non cosí, fuor che travestito, e benché fosse di modo che ciascun lo conoscesse, non noia; anzi per mostrarsi in tai cose nei spettaculi publici, con arme e senza arme, non è miglior via di quella; perché lo esser travestito porta seco una certa libertà e licenzia, la quale tra l'altre cose fa che l'omo po pigliare forma di quello in che si sente valere, ed usar diligenzia ed attillatura circa la principal intenzione della cosa in che mostrar si vole, ed una certa sprezzatura circa quello che non importa, il che accresce molto la grazia: come saria vestirsi un giovane da vecchio, ben però con abito disciolto, per potersi mostrare nella gagliardia; un cavaliero in forma di pastor selvatico o altro tale abito, ma con perfetto cavallo, e leggiadramente acconcio secondo quella intenzione; perché súbito l'animo de' circonstanti corre ad imaginar quello che agli occhi al primo aspetto s'appresenta; e vedendo poi riuscir molto maggior cosa che non prometteva quell'abito, si diletta e piglia piacere.

Però ad un principe in tai giochi e spettaculi, ove intervenga fizione di falsi visaggi, non si converria il voler mantener la persona del principe proprio, perché quel piacere che dalla novità viene ai spettatori mancheria in gran parte, ché ad alcuno non è novo che il principe sia il principe; ed esso, sapendosi che, oltre allo esser principe, vol avere ancor forma di principe, perde la libertà di far tutte quelle cose che sono fuor della dignità di principe; e se in questi giochi fosse contenzione alcuna, massimamente con arme, poria ancor far credere di voler tener la persona di principe per non esser battuto, ma riguardato dagli altri; oltra che, facendo nei giochi quel medesimo che dee far da dovero quando fosse bisogno, levaria l'autorità al vero e pareria quasi che ancor quello fosse gioco; ma in tal caso, spogliandosi il principe la persona di principe e mescolandosi egualmente con i minori di sé, ben però di modo che possa esser conosciuto, col rifutare la grandezza piglia un'altra maggior grandezza, che è il voler avanzar gli altri non d'autorità ma di virtú, e mostrar che 'l valor suo non è accresciuto dallo esser principe.

 

 




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