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Baldassarre Castiglione Il libro del cortegiano IntraText CT - Lettura del testo |
- Vorrei, - disse allor il signor Ludovico Pio, - che voi mi chiariste un dubbio ch'io ho nella mente; il qual è, se un gentilomo, mentre che serve ad un principe, è obligato ad ubidirgli in tutte le cose che gli commanda, ancor che fossero disoneste e vituperose. - In cose disoneste non siamo noi obligati ad ubedire a persona alcuna, - respose messer Federico. - E come, - replicò il signor Ludovico, - s'io starò al servizio d'un principe il qual mi tratti bene, e si confidi ch'io debba far per lui ciò che far si po, commandandomi ch'io vada ad ammazzare un omo, o far qualsivoglia altra cosa, debbo io rifutar di farla? - Voi dovete, - rispose messer Federico, - ubidire al signor vostro in tutte le cose che a lui sono utili ed onorevoli, non in quelle che gli sono di danno e di vergogna; però se esso vi comandasse che faceste un tradimento, non solamente non sète obligato a farlo, ma sète obligato a non farlo, e per voi stesso, e per non esser ministro della vergogna del signor vostro. Vero è che molte cose paiono al primo aspetto bone, che sono male, e molte paiono male, e pur son bone. Però è licito talor per servicio de' suoi signori ammazzare non un omo, ma diece milia, e far molt'altre cose, le quali, a chi non le considerasse come si dee, pareriano male, e pur non sono -. Rispose allor il signor Gaspar Pallavicino: - Deh, per vostra fé, ragionate un poco sopra questo, ed insegnateci come si possan discerner le cose veramente bone dalle apparenti. - Perdonatemi, - disse messer Federico; - io non voglio entrar qua, ché troppo ci saria che dire, ma il tutto si rimetta alla discrezion vostra -.