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Baldassarre Castiglione
Il libro del cortegiano

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XXVI.

 

Allora il Magnifico Iuliano, - Vorrei, - disse, - messer Federico, poiché avete fatto menzion di questi che s'accompagnano cosí voluntieri coi ben vestiti, che ci mostraste di qual manera si debba vestire il cortegiano e che abito piú se gli convenga, e circa tutto l'ornamento del corpo in che modo debba governarsi; perché in questo veggiamo infinite varietà; e chi si veste alla franzese, chi alla spagnola, chi vol parer tedesco; né ci mancano ancor di quelli che si vestono alla foggia de' Turchi; chi porta la barba, chi no. Saria adunque ben fatto saper in questa confusione eleggere il meglio -. Disse messer Federico: - Io in vero non saprei dar regula determinata circa il vestire, se non che l'uom s'accommodasse alla consuetudine dei piú; e poiché, come voi dite, questa consuetudine è tanto varia e che gli Italiani tanto son vaghi d'abbigliarsi alle altrui fogge, credo che ad ognuno sia licito vestirsi a modo suo. Ma io non so per qual fato intervenga che la Italia non abbia, come soleva avere, abito che sia conosciuto per italiano; che, benché lo aver posto in usanza questi novi faccia parer quelli primi goffissimi, pur quelli forse erano segno di libertà, come questi son stati augurio di servitú; il quale ormai parmi assai chiaramente adempiuto. E come si scrive che, avendo Dario l'anno prima che combattesse con Alessandro fatto acconciar la spada che egli portava a canto, la quale era persiana, alla foggia di Macedonia, fu interpretato dagli indovini che questo significava, che coloro, nella foggia de' quali Dario avea tramutato la forma della spada persiana, verriano a dominar la Persia; cosí l'aver noi mutato gli abiti italiani nei stranieri parmi che significasse, tutti quelli, negli abiti de' quali i nostri erano trasformati, dever venire a subiugarci; il che è stato troppo piú che vero, ché ormai non resta nazione che di noi non abbia fatto preda, tanto che poco piú resta che predare e pur ancor di predar non si resta.

 

 




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