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Baldassarre Castiglione
Il libro del cortegiano

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XXXVI.

 

Deve adunque il cortegiano por molta cura nei princípi di dar bona impression di sé e considerar come dannosa e mortal cosa sia lo incorrer nel contrario; ed a tal pericolo stanno piú che gli altri quei che voglion far profession d'esser molto piacevoli, ed aversi con queste sue piacevolezze acquistato una certa libertà, per la qual lor convenga e sia licito e fare e dire ciò che loro occorre cosí senza pensarvi. Però spesso questi tali entrano in certe cose, delle quai non sapendo uscire, Voglion poi aiutarsi col far ridere; e quello ancor fanno cosí disgraziatamente che non riesce, tanto che inducono in grandissimo fastidio chi gli vede ed ode, ed essi restano freddissimi. Alcuna volta, pensando per quello esser arguti e faceti, in presenzia d'onorate donne e spesso a quelle medesime, si mettono a dir sporchissime e disoneste parole; e quanto piú le veggono arrossire tanto piú si tengon bon cortegiani, e tuttavia ridono e godono tra sé di cosí bella virtú, come lor pare avere. Ma per niuna altra causa fanno tante pecoragini, che per esser estimati bon compagni; questo è quel nome solo che lor pare degno di laude e del quale piú che di niun altro essi si vantano; e per acquistarlo si dicon le piú scorrette e vituperose villanie del mondo. Spesso s'urtano giú per le scale, si dàn de' legni e de' mattoni l'un l'altro nelle reni, mettonsi pugni di polvere negli occhi, fannosi ruinare i cavalli addosso ne' fossi o giú di qualche poggio; a tavola poi, minestre, sapori, gelatine, tutte si dànno nel volto, e poi ridono; e chi di queste cose sa far piú, quello per meglior cortegiano e piú galante da se stesso s'apprezza e pargli aver guadagnato gran gloria; e se talor invitano a cotai sue piacevolezze un gentilomo, e che egli non voglia usar questi scherzi selvatichi, súbito dicono ch'egli si tien troppo savio e gran maestro e che non è bon compagno. Ma io vi vo' dir peggio. Sono alcuni che contrastano e mettono il prezio a chi può mangiare e bere piú stomacose e fetide cose; e trovanle tanto aborrenti dai sensi umani, che impossibil è ricordarle senza grandissimo fastidio -.

 

 




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