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Baldassarre Castiglione
Il libro del cortegiano

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XLVII.

 

Avete ancor a sapere che dai lochi donde si cavano motti da ridere, si posson medesimamente cavare sentenzie gravi per laudare e per biasimare, e talor con le medesime parole; come, per laudar un om liberale, che metta la robba sua in commune con gli amici, suolsi dire che ciò ch'egli ha non è suo; il medesimo si po dir per biasimo d'uno che abbia rubato, o per altre male arti acquistato quel che tiene. Dicesi ancor: “Colei è una donna d'assai”, volendola laudar di prudenzia e bontà; il medesimo poria dir chi volesse biasimarla, accennando che fosse donna di molti. Ma piú spesso occorre servirsi dei medesimi lochi a questo proposito, che delle medesime parole; come a questi , stando a messa in una chiesa tre cavalieri ed una signora, alla quale serviva d'amore uno dei tre, comparve un povero mendico, e postosi avanti alla signora, cominciolle a dimandare elemosina; e cosí con molta importunità e voce lamentevole gemendo replicò piú volte la sua domanda: pur, con tutto questo essa non gli diede mai elimosina, né ancor gliela negò con fargli segno che s'andasse con Dio, ma stette sempre sopra di sé, come se pensasse in altro. Disse allor il cavalier inamorato ai dui compagni: “Vedete ciò ch'io posso sperare dalla mia signora, che è tanto crudele, che non solamente non elemosina a quel poveretto ignudo morto di fame, che con tanta passion e tante volte a lei la domanda, ma non gli pur licenzia; tanto gode di vedersi inanzi una persona che languisca in miseria e in van le domandi mercede”. Rispose un dei dui: “Questa non è crudeltà, ma un tacito ammaestramento di questa signora a voi, per farvi conoscere che essa non compiace mai a chi le dimanda con molta importunità”. Rispose l'altro: “Anzi è un avvertirlo che, ancor ch'ella non dia quello che se gli domanda, pur le piace d'esserne pregata”. Eccovi, dal non aver quella signora dato licenzia al povero, nacque un detto di severo biasmo, uno di modesta laude ed un altro di gioco mordace.

 

 




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