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Baldassarre Castiglione
Il libro del cortegiano

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XLIX.

 

Or vedete come questa sorte di facezie ha dello elegante e del bono, come si conviene ad uom di corte, o vero o finto che sia quello che si narra; perché in tal caso è licito fingere quanto all'uom piace, senza colpa; e dicendo la verità, adornarla con qualche bugietta, crescendo o diminuendo secondo 'l bisogno. Ma la grazia perfetta e vera virtú di questo è il dimostrar tanto bene e senza fatica, cosí coi gesti come con le parole, quello che l'omo vole esprimere, che a quelli che odono paia vedersi innanzi agli occhi far le cose che si narrano. E tanta forza ha questo modo cosí espresso, che talor adorna e fa piacer sommamente una cosa, che in se stessa non sarà molto facetaingeniosa. E benché a queste narrazioni si ricerchino i gesti e quella efficacia che ha la voce viva, pur ancor in scritto qualche volta si conosce la lor virtú. Chi non ride quando nella ottava giornata delle sue Cento novelle narra Giovan Boccaccio come ben si sforzava di cantare un Chirie ed un Sanctus il prete di Varlungo quando sentía la Belcolore in chiesa? Piacevoli narrazioni sono ancora in quelle di Calandrino ed in molte altre. Della medesima sorte pare che sia il far ridere contrafacendo o imitando, come noi vogliam dire; nella qual cosa fin qui non ho veduto alcuno piú eccellente di messer Roberto nostro da Bari -.

 

 




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