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Baldassarre Castiglione Il libro del cortegiano IntraText CT - Lettura del testo |
Delle facezie adunque pronte, che stanno in un breve detto, quelle sono acutissime, che nascono dalla ambiguità, benché non sempre inducano a ridere, perché piú presto sono laudate per ingeniose che per ridicule: come pochi dí sono disse il nostro messer Annibal Paleotto ad uno che gli proponea un maestro per insegnar grammatica a' suoi figlioli, e poi che gliel'ebbe laudato per molto dotto, venendo al salario disse che oltre ai denari volea una camera fornita per abitare e dormire, perché esso non avea letto: allor messer Annibal súbito rispose: “E come po egli esser dotto, se non ha letto?” Eccovi come ben si valse del vario significato di quello “non aver letto”. Ma perché questi motti ambigui hanno molto dell'acuto, per pigliar l'omo le parole in significato diverso da quello che le pigliano tutti gli altri, pare, come ho detto, che piú presto movano maraviglia che riso, eccetto quando sono congiunti con altra manera di detti. Quella sorte adunque di motti che piú s'usa per far ridere è quando noi aspettiamo d'udir una cosa, e colui che risponde ne dice un'altra e chiamasi “fuor d'opinione”. E se a questo è congiunto lo ambiguo, il motto diventa salsissimo; come l'altr'ieri, disputandosi di fare un bel “mattonato” nel camerino della signora Duchessa, dopo molte parole voi, Ioan Cristoforo, diceste: “Se noi potessimo avere il vescovo di Potenzia e farlo ben spianare, saria molto a proposito, perché egli è il piú bel "matto nato" ch'io vedessi mai”. Ognun rise molto, perché dividendo quella parola “mattonato” faceste lo ambiguo; poi dicendo che si avesse a spianare un vescovo e metterlo per pavimento d'un camerino, fu for di opinione di chi ascoltava; cosí riuscí il motto argutissimo e risibile.