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Baldassarre Castiglione
Il libro del cortegiano

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LXVII.

 

Rise messer Bernardo, poi suggiunse: - Di questi sono infiniti esempi, detti da gran signori ed omini gravissimi. Ma ridesi ancora spesso delle comparazioni, come scrisse il nostro Pistoia a Serafino: “Rimanda il valigion che t'assimiglia”; ché, se ben vi ricordate, Serafino s'assimigliava molto ad una valigia. Sono ancora alcuni che si dilettano di comparar omini e donne a cavalli, a cani, ad uccelli e spesso a casse, a scanni, a carri, a candeglieri; il che talor ha grazia, talor è freddissimo. Però in questo bisogna considerare il loco, il tempo, le persone e l'altre cose che già tante volte avemo detto -. Allor il signor Gaspar Pallavicino: - Piacevole comparazione, - disse, - fu quella che fece il signor Giovanni Gonzaga nostro, di Alessandro Magno al signor Alessandro suo figliolo. - Io non lo so - rispose messer Bernardo. Disse il signor Gasparo: - Giocava il signor Giovanni a tre dadi e, come è sua usanza, aveva perduto molti ducati e tuttavia perdea; ed il signor Alessandro suo figliolo, il quale, ancor che sia fanciullo, non gioca men volentieri che 'l padre, stava con molta attenzione mirandolo, e parea tutto tristo. Il Conte di Pianella, che con molti altri gentilomini era presente, disse: “Eccovi, signore, che 'l signor Alessandro sta mal contento della vostra perdita e si strugge aspettando pur che vinciate, per aver qualche cosa di vinta; però cavatilo di questa angonia, e prima che perdiate il resto donategli almen un ducato, acciò che esso ancor possa andare a giocare co' suoi compagni”. Disse allor il signor Giovanni: “Voi v'ingannate, perché Alessandro non pensa a cosí piccol cosa; ma, come si scrive che Alessandro Magno, mentre che era fanciullo, intendendo che Filippo suo padre avea vinto una gran battaglia ed acquistato un certo regno, cominciò a piangere, ed essendogli domandato perché piangeva rispose, perché dubitava che suo padre vincerebbe tanto paese, che non lassarebbe che vincere a lui; cosí ora Alessandro mio figliolo si dole e sta per pianger vedendo ch'io suo padre perdo, perché dubita ch'io perda tanto, che non lassi che perder a lui” -.

 

 




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