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Baldassarre Castiglione Il libro del cortegiano IntraText CT - Lettura del testo |
XXVI.
Questa Camma fu una bellissima giovane, ornata di tanta modestia e gentil costumi, che non men per questo che per la bellezza era maravigliosa; e sopra l'altre cose con tutto il core amava suo marito, il quale si chiamava Sinatto. Intervenne che un altro gentilomo, il quale era di molto maggior stato che Sinatto e quasi tiranno di quella città dove abitavano, s'innamorò di questa giovane; e dopo l'aver lungamente tentato per ogni via e modo d'acquistarla, e tutto in vano, persuadendosi che lo amor che essa portava al marito fosse la sola cagione che ostasse a' suoi desidèri, fece ammazzar questo Sinatto. Cosí poi sollicitando continuamente, non ne poté mai trar altro frutto che quello che prima avea fatto; onde, crescendo ogni dí piú questo amore, deliberò tôrla per moglie, benché essa di stato gli fosse molto inferiore. Cosí richiesti li parenti di lei da Sinorige (ché cosí si chiamava lo innamorato), cominciarono a persuaderla a contentarsi di questo, mostrandole il consentir essere utile assai e 'l negarlo pericoloso per lei e per tutti loro. Essa, poi che loro ebbe alquanto contradetto, rispose in ultimo esser contenta. I parenti fecero intendere la nova a Sinorige; il qual allegro sopra modo procurò che súbito si celebrassero le nozze. Venuto adunque l'uno e l'altro a questo effetto solennemente nel tempio di Diana, Camma fece portar una certa bevanda dolce, la quale essa avea composta; e cosí davanti al simulacro di Diana in presenzia di Sinorige ne bevé la metà; poi di sua mano, perché questo nelle nozze s'usava di fare, diede il rimanente allo sposo; il qual tutto lo bevé. Camma, come vide il disegno suo riuscito, tutta lieta a piè della imagine di Diana s'inginochiò, e disse: “O Dea, tu che conosci lo intrinseco del cor mio, siami bon testimonio, come difficilmente dopo che 'l mio caro consorte morí, contenuta mi sia di non mi dar la morte e con quanta fatica abbia sofferto il dolore di star in questa amara vita, nella quale non ho sentito alcuno altro bene o piacere, fuor che la speranza di quella vendetta che or mi trovo aver conseguita; però allegra e contenta vado a trovar la dolce compagnia di quella anima, che in vita ed in morte piú che me stessa ho sempre amata. E tu, scelerato, che pensasti esser mio marito, in iscambio del letto nuziale dà ordine che apparecchiato ti sia il sepulcro, ch'io di te fo sacrificio all'ombra di Sinatto”. Sbigottito Sinorige di queste parole e già sentendo la virtú de veneno che lo perturbava, cercò molti rimedi; ma non valsero; ed ebbe Camma di tanto la fortuna favorevole, o altro che si fosse, che innanzi che essa morisse seppe che Sinorige era morto. La qual cosa intendendo, contentissima si pose a letto con gli occhi al cielo, chiamando sempre il nome di Sinatto e dicendo: “O dolcissimo consorte, or ch'io ho dato per gli ultimi doni alla tua morte e lacrime e vendetta, né veggio che piú altra cosa qui a far per te mi resti, fuggo il mondo e questa senza te crudel vita, la quale per te solo già mi fu cara. Viemmi adunque incontra, signor mio, ed accogli cosí voluntieri questa anima, come essa voluntieri a te ne viene”: e di questo modo parlando, e con le braccia aperte, quasi che in quel punto abbracciar lo volesse, se ne morí. Or dite, Frigio, che vi par di questa? - Rispose il Frigio: - Parmi che voi vorreste far piangere queste donne. Ma poniamo che questo ancor fosse vero, io vi dico che tai donne non si trovano piú al mondo -.