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Baldassarre Castiglione Il libro del cortegiano IntraText CT - Lettura del testo |
LXX.
Allora messer Cesare ridendo, - lo, - disse, - confesso non esser tanto savio, che potessi astenermi di dir male d'un mio rivale, salvo se voi non m'insegnaste qualche altro miglior modo da ruinarlo -. Rispose ridendo il signor Magnifico: Dicesi in proverbio che quando il nemico è nell'acqua insino alla cintura, se gli deve porger la mano e levarlo del pericolo; ma quando v'è insino al mento, mettergli il piede in sul capo e summergerlo tosto. Però sono alcuni che questo fanno co' suoi rivali, e fin che non hanno modo ben sicuro di ruinargli, van dissimulando e piú tosto si mostran loro amici che altrimenti; poi, se la occasion s'offerisce lor tale, che conoscan poter precipitargli con certa ruína, dicendone tutti i mali, o veri o falsi che siano, lo fanno senza riservo, con arte, inganni e con tutte le vie che sanno imaginare. Ma perché a me non piaceria mai che 'l nostro cortegiano usasse inganno alcuno, vorrei che levasse la grazia dell'amica al suo rivale non con altra arte che con l'amare, col servire e con l'essere virtuoso, valente, discreto e modesto; in somma col meritar piú di lui e con l'esser in ogni cosa avvertito e prudente, guardandosi da alcune sciocchezze inette nelle quali spesso incorrono molti ignoranti, e per diverse vie; ché già ho io conosciuti alcuni che, scrivendo e parlando a donne, usan sempre parole di Polifilo e tanto stanno in su la sottilità della retorica, che quelle si diffidano di se stesse e si tengon per ignorantissime, e par loro un'ora mill'anni finir quel ragionamento e levarsegli davanti; altri si vantano senza modo; altri dicono spesso cose che tornano a biasimo e danno di se stessi, come alcuni, dei quali io soglio ridermi, che fan profession di innamorati e talor dicono in presenzia di donne: “Io non trovai mai donna che m'amasse”; e non s'accorgono che quelle che gli odono súbito fan giudicio che questo non possa nascere d'altra causa, se non perché non meritino né esser amati, né pur l'acqua che bevono, e gli tengon per omini da poco, né gli amerebbono per tutto l'oro del mondo; parendo loro che se gli amassero, sarebbono da meno che tutte l'altre che non gli hanno amati. Altri, per concitar odio a qualche suo rivale, son tanto sciocchi, che pur in presenzia di donne dicono: “Il tale è il piú fortunato om del mondo; che già non è bello, né discreto, né valente, né sa fare o dire piú che gli altri, e pur tutte le donne l'amano e gli corron drieto”; e cosí mostrando avergli invidia di questa felicità, ancora che colui né in aspetto né in opere si mostri essere amabile, fanno credere che egli abbia in sé qualche cosa secreta, per la quale meriti l'amor di tante donne; onde quelle che di lui senton ragionare di tal modo, esse ancora per questa credenza si movono molto piú ad amarlo -.