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Baldassarre Castiglione
Il libro del cortegiano

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VIII.

 

Ma se deliberassero di sapere e di far quello che debbono, cosí contrastariano per non regnare, come contrastano per regnare; perché conosceriano quanto enorme e perniciosa cosa sia che i sudditi, che ban da esser governati, siano piú savi che i príncipi, che hanno da governare. Eccovi che la ignoranzia della musica, del danzare, del cavalcare non nòce ad alcuno; nientedimeno, chi non è musico si vergognaosa cantare in presenzia d'altrui, o danzar chi non sa, e chi non si tien ben a cavallo, di cavalcare; ma dal non sapere governare i populi nascon tanti mali, morti, destruzioni, incendi, ruine, che si po dir la piú mortal peste che si trovi sopra la terra; e pur alcuni príncipi ignorantissimi dei governi non si vergognano di mettersi a governar, non dirò in presenzia di quattro o di sei omini, ma al conspetto di tutto 'l mondo; perché il grado loro è posto tanto in alto, che tutti gli occhi ad essi mirano, e però non che i grandi ma i piccolissimi lor diffetti sempre sono notati; come si scrive che Cimone era calunniato che amava il vino, Scipione il sonno, Lucullo i convivii. Ma piacesse a Dio che i príncipi de questi nostri tempi accompagnassero i peccati loro con tante virtú, con quante accompagnavano quegli antichi; i quali, se ben in qualche cosa erravano, non fugivano però i ricordi e documenti di chi loro parea bastante a correggere quegli errori, anzi cercavano con ogni instanzia di componer la vita sua sotto la norma d'omini singulari; come Epaminunda di Lisia Pitagorico, Agesilao di Senofonte, Scipione di Panezio, ed infiniti altri. Ma se ad alcuni de' nostri príncipi venisse innanti un severo filosofo, o chi si sia, il qual apertamente e senza arte alcuna volesse mostrar loro quella orrida faccia della vera virtú ed insegnar loro i boni costumi e qual vita debba esser quella d'un bon principe, son certo che al primo aspetto lo aborririano come un aspide, o veramente se ne fariano beffe come di cosa vilissima.

 

 




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