Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Baldassarre Castiglione Il libro del cortegiano IntraText CT - Lettura del testo |
Erano stati per bon spacio attentissimi al ragionamento del signor Ottaviano la signora Duchessa e la signora Emilia e tutti gli altri; ma avendo quivi esso fatto un poco di pausa, come d'aver dato fine al suo ragionamento, disse messer Cesare Gonzaga: - Veramente, signor Ottaviano, non si po dire che i documenti vostri non sian boni ed utili; nientedimeno io crederei, che se voi formaste con quelli il vostro principe, piú presto meritareste nome di bon maestro di scola che di bon cortegiano, ed esso piú presto di bon governatore che di gran principe. Non dico già che cura dei signori non debba essere che i populi siano ben retti con giustizia e bone consuetudini; nientedimeno ad essi parmi che basti eleggere boni ministri per esequir queste tai cose e che 'l vero officio loro sia poi molto maggiore. Però s'io mi sentissi esser quell'eccellente cortegiano che hanno formato questi signori ed aver la grazia del mio principe, certo è ch'io non lo indurrei mai a cosa alcuna viciosa; ma, per conseguir quel bon fine che voi dite ed io confermo dover esser il frutto delle fatiche ed azioni del cortegiano, cercherei d'imprimergli nell'animo una certa grandezza, con quel splendor regale e con una prontezza d'animo e valore invitto nell'arme, che lo facesse amare e reverir da ognuno di tal sorte, che per questo principalmente fusse famoso e chiaro al mondo. Direi ancor che compagnar dovesse con la grandezza una domestica mansuetudine, con quella umanità dolce ed amabile e bona maniera d'accarezzare e i sudditi e i stranieri discretamente, piú e meno, secondo i meriti, servando però sempre la maestà conveniente al grado suo, che non gli lassasse in parte alcuna diminuire l'autorità per troppo bassezza, né meno gli concitasse odio per troppo austera severità; dovesse essere liberalissimo e splendido e donar ad ognuno senza riservo, perché Dio, come si dice, è tesauriero dei príncipi liberali; far conviti magnifici, feste, giochi, spettacoli publici; aver gran numero di cavalli eccellenti, per utilità nella guerra e per diletto nella pace; falconi, cani e tutte l'altre cose che s'appartengono ai piaceri de' gran signori e dei populi; come a' nostri dí avemo veduto fare il signor Francesco Gonzaga marchese di Mantua, il quale a queste cose par piú presto re d'Italia che signor d'una città. Cercherei ancor d'indurlo a far magni edifici, e per onor vivendo e per dar di sé memoria ai posteri; come fece il duca Federico in questo nobil palazzo, ed or fa papa Iulio nel tempio di san Pietro, e quella strada che va da Palazzo al diporto di Belvedere e molti altri edifici, come faceano ancora gli antichi Romani; di che si vedeno tante reliquie a Roma, a Napoli, a Pozzolo, a Baie, a Cività Vecchia, a Porto ed ancor fuor d'Italia, e tanti altri lochi che son gran testimonio del valor di quegli animi divini. Cosí ancor fece Alessandro Magno, il qual, non contento della fama che per aver domato il mondo con l'arme avea meritamente acquistata, edificò Alessandria in Egitto, in India Bucefalia ed altre città in altri paesi; e pensò di ridurre in forma d'omo il monte Athos, e nella man sinistra edificargli una amplissima città e nella destra una gran coppa, nella quale si raccogliessero tutti i fiumi che da quello derivano e di quindi traboccassero nel mare: pensier veramente grande e degno d'Alessandro Magno! Queste cose estimo io, signor Ottaviano, che si convengano ad un nobile e vero principe e lo facciano nella pace e nella guerra gloriosissimo; e non lo avvertire a tante minuzie e lo aver rispetto di combattere solamente per dominare e vincer quei che meritano esser dominati, o per far utilità ai sudditi, o per levare il governo a quelli che governan male; ché se i Romani, Alessandro, Annibale e gli altri avessero avuto questi risguardi, non sarebbon stati nel colmo di quella gloria che furono