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Baldassarre Castiglione
Il libro del cortegiano

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LXII.

 

Però quando qualche grazioso aspetto di bella donna lor s'appresenta, compagnato da leggiadri costumi e gentil maniere, tale che esso, come esperto in amore, conosca il sangue suo aver conformità con quello, súbito che s'accorge che gli occhi suoi rapiscano quella imagine e la portano al core, è che l'anima comincia con piacer a contemplarla e sentir in sé quello influsso che la commove ed a poco a poco la riscalda, e che quei vivi spiriti che scintillan for per gli occhi tuttavia aggiungon nova esca al foco, deve in questo principio provedere di presto rimedio, e risvegliar la ragione e di quella armar la ròcca del cor suo; e talmente chiuder i passi al senso ed agli appetiti, che né per forza né per inganno entrar vi possano. Cosí, se la fiamma s'estingue, estinguesi ancor il pericolo; ma s'ella persevera o cresce, deve allor il cortegiano, sentendosi preso, deliberarsi totalmente di fuggire ogni bruttezza dell'amor vulgare e cosí entrar nella divina strada amorosa con la guida della ragione, e prima considerar che 'l corpo, ove quella bellezza risplende, non è il fonte ond'ella nasce, anzi che la bellezza, per esser cosa incorporea e, come avemo detto, un raggio divino, perde molto della sua dignità trovandosi congiunta con quel subietto vile e corruttibile; perché tanto piú è perfetta quanto men di lui participa e da quello in tutto separata è perfettissima; e che cosí come udir non si po col palato, né odorar con l'orecchie, non si po ancor in modo alcuno fruir la bellezzasatisfar al desiderio ch'ella eccita negli animi nostri col tatto, ma con quel senso del quale essa bellezza è vero obietto, che è la virtú visiva. Rimovasi adunque dal cieco giudicio del senso e godasi con gli occhi quel splendore, quella grazia, quelle faville amorose, i risi, i modi e tutti gli altri piacevoli ornamenti bellezza; medesimamente con l'audito la suavità della voce, il concento delle parole, l'armonia della musica (se musica è la donna amata); e cosí pascerà di dolcissimo cibo l'anima per la via di questi dui sensi, i quali tengon poco del corporeo e son ministri della ragione, senza passar col desiderio verso il corpo ad appetito alcuno men che onesto. Appresso osservi, compiaccia ed onori con ogni riverenzia la sua donna e piú che se stesso la tenga cara, e tutti i commodi e piaceri suoi preponga ai proprii, ed in lei ami non meno la bellezza dell'animo che quella del corpo; però tenga cura di non lassarla incorrere in error alcuno, ma con le ammonizioni e boni ricordi cerchi sempre d'indurla alla modestia, alla temperanzia, alla vera onestà e faccia che in lei non abbian mai loco se non pensieri candidi ed alieni da ogni bruttezza di vicii; e cosí seminando virtú nel giardin di quel bell'animo, raccorrà ancora frutti di bellissimi costumi e gustaragli con mirabil diletto; e questo sarà il vero generare ed esprimere la bellezza nella bellezza, il che da alcuni si dice esser il fin d'amore. In tal modo sarà il nostro cortegiano gratissimo alla sua donna ed essa sempre se gli mostrerà ossequente, dolce ed affabile, e cosí desiderosa di compiacergli, come d'esser da lui amata; e le voglie dell'un e dell'altro saranno onestissime e concordi ed essi conseguentemente saranno felicissimi -.

 

 




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