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Baldassarre Castiglione
Il libro del cortegiano

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XXX.

 

Allora messer Federico, - Signor Conte, - disse, - io non posso negarvi che la scrittura non sia un modo di parlare. Dico ben che, se le parole che si dicono hanno in sé qualche oscurità, quel ragionamento non penetra nell'animo di chi ode e passando senza esser inteso, diventa vano; il che non interviene nello scrivere, ché se le parole che usa il scrittore portan seco un poco, non dirò di difficultà, ma d'acutezza recondita, e non cosí nota come quelle che si dicono parlando ordinariamente, danno una certa maggior autorità alla scrittura e fanno che 'l lettore va piú ritenuto e sopra di sé, e meglio considera e si diletta dello ingegno e dottrina di chi scrive; e col bon giudicio affaticandosi un poco, gusta quel piacere che s'ha nel conseguir le cose difficili. E se la ignoranzia di chi legge è tanta, che non possa superar quelle difficultà, non è la colpa dello scrittore, né per questo si dee stimar che quella lingua non sia bella. Però, nello scrivere credo io che si convenga usar le parole toscane e solamente le usate dagli antichi Toscani, perché quello è gran testimonio ed approvato dal tempo che sian bone, e significative de quello perché si dicono; ed oltre a questo hanno quella grazia e venerazion che l'antiquità presta non solamente alle parole, ma agli edifici, alle statue, alle pitture e ad ogni cosa che è bastante a conservarla; e spesso solamente con quel splendore e dignità fanno la elocuzion bella, dalla virtú della quale ed eleganzia ogni subietto, per basso che egli sia, po esser tanto adornato, che merita somma laude. Ma questa vostra consuetudine, di cui voi fate tanto caso, a me par molto pericolosa e spesso po esser mala; e se qualche vicio di parlar si ritrova esser invalso in molti ignoranti, non per questo parmi che si debba pigliar per una regula ed esser dagli altri seguitato. Oltre a questo, le consuetudini sono molto varie, né è città nobile in Italia che non abbia diversa maniera di parlar da tutte l'altre. Però non vi ristringendo voi a dechiarir qual sia la megliore, potrebbe l'omo attaccarse alla bergamasca cosí come alla fiorentina, e secondo voi non sarebbe error alcuno. Parmi adunque che a chi vol fuggir ogni dubbio, ed esser ben sicuro, sia necessario proporsi ad imitar uno, il quale di consentimento di tutti sia estimato bono, ed averlo sempre per guida e scudo contra chi volesse riprendere; e questo (nel vulgar dico) non penso che abbia da esser altro che il Petrarca e 'l Boccaccio; e chi da questi dui si discosta va tentoni, come chi camina per le tenebre senza lume e però spesso erra la strada. Ma noi altri siamo tanto arditi, che non degnamo di far quello che hanno fatto i boni antichi, cioè attendere alla imitazione, senza la quale estimo io che non si possa scriver bene. E gran testinionio di questo parmi che ci dimostri Virgilio; il quale, benché con quello ingegno e giudicio tanto divino togliesse la speranza a tutti i posteri che alcun mai potesse ben imitar lui, volse però imitar Omero -.

 

 




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