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Baldassarre Castiglione
Il libro del cortegiano

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XXXI.

 

Allora il signor Gaspar Pallavicino, - Questa disputazion, - disse, - dello scrivere in vero è ben degna d'esser udita; nientedimeno piú farebbe al proposito nostro, se voi c'insegnaste di che modo debba parlar il cortegiano, perché parmi che n'abbia maggior bisogno e piú spesso gli occorra il servirsi del parlare che dello scrivere -. Rispose il Magnifico: - Anzi a cortegian tanto eccellente e cosí perfetto non è dubbio che l'uno e l'altro è necessario a sapere, e che senza queste due condizioni forse tutte l'altre sariano non molto degne di laude; però, se il Conte vorrà satisfare al debito suo, insegnerà al cortegiano non solamente il parlare, ma ancor il scriver bene -. Allor il Conte, - Signor Magnifico, - disse, - questa impresa non accettarò io già, ché gran sciocchezza saria la mia voler insegnare ad altri quello che io non so; e, quando ancor lo sapessi, pensar di poter fare in cosí poche parole quello, che con tanto studio e fatica hanno fatto a pena omini dottissimi, ai scritti de' quali rimetterei il nostro cortegiano, se pur fossi obligato d'insegnargli a scrivere e parlare -. Disse messer Cesare: - Il signor Magnifico intende del parlare e scriver vulgare, e non latino; però quelle scritture degli omini dotti non sono al proposito nostro; ma bisogna che voi diciate circa questo ciò che ne sapete, ché del resto v'averemo per escusato. - Io già l'ho detto, - rispose il Conte; - ma, parlandosi della lingua toscana, forse piú saria debito del signor Magnifico che d'alcun altro il darne la sentenzia -. Disse il Magnifico: - Io non posso né debbo ragionevolmente contradir a chi dice che la lingua toscana sia piú bella dell'altre. È ben vero che molte parole si ritrovano nel Petrarca e nel Boccaccio, che or son interlassate dalla consuetudine d'oggidí; e queste io, per me, non usarei mai né parlandoscrivendo; e credo che essi ancor, se insin a qui vivuti fossero, non le usarebbono piú -. Disse allor messer Federico: - Anzi le usarebbono; e voi altri, signori Toscani, dovreste rinovar la vostra lingua e non lassarla perire, come fate; ché ormai si po dire che minor notizia se n’abbia in Fiorenza, che in molti altri lochi della Italia -. Rispose allor messer Bernardo: - Queste parole che non s'usano piú in Fiorenza sono restate ne' contadini e, come corrotte e guaste dalla vecchiezza, sono dai nobili rifiutate -.

 

 




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