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Baldassarre Castiglione Il libro del cortegiano IntraText CT - Lettura del testo |
XXII.
Rispose allor messer Federico: - Non voglio già comportar, messer Vincenzio, che voi questa nota diate ai signori de' nostri tempi; perché pur ancor molti sono che amano la modestia, la quale io non dico però che sola basti per far l'uom grato; dico ben, che quando è congiunta con un gran valore, onora assai chi la possede; e se ella di se stessa tace, l'opere laudevoli parlano largamente, e son molto piú maravigliose che se fossero compagnate dalla prosunzione e temerità. Non voglio già negar che non si trovino molti Spagnoli prosuntuosi; dico ben che quelli che sono assai estimati, per il piú sono modestissimi. Ritrovansi poi ancor alcun'altri tanto freddi che fuggono il consorzio degli omini troppo fuor di modo, e passano un certo grado di mediocrità, tal che si fanno estimare o troppo timidi o troppo superbi; e questi per niente non laudo, né voglio che la modestia sia tanto asciutta ed àrrida, che diventi rusticità. Ma sia il cortegiano, quando gli vien in proposito, facundo e nei discorsi de' stati prudente e savio, ed abbia tanto giudicio, che sappia accommodarsi ai costumi delle nazioni ove si ritrova; poi nelle cose piú basse sia piacevole e ragioni ben d'ogni cosa; ma sopra tutto tenda sempre al bene: non invidioso, non maldicente; né mai s'induca a cercar grazia o favor per via viciosa, né per mezzo di mala sorte -. Disse allora il Calmeta: - Io v'assicuro che tutte l'altre vie son molto piú dubbiose e piú lunghe, che non è questa che voi biasimate; perché oggidí, per replicarlo un'altra volta, i signori non amano se non que' che son volti a tal camino. - Non dite cosí, - rispose allor messer Federico, - perché questo sarebbe troppo chiaro argumento che i signori de' nostri tempi fossero tutti viciosi e mali; il che non è, perché pur se ne trovano alcuni di boni. Ma se 'l nostro cortegiano per sorte sua si troverà essere a servicio d'un che sia vicioso e maligno, súbito che lo conosca, se ne levi, per non provar quello estremo affanno che senton tutti i boni che serveno ai mali. - Bisogna pregar Dio, - rispose il Calmeta, - che ce gli dia boni, perché quando s'hanno è forza patirgli tali, quali sono; perché infiniti rispetti astringono chi è gentilomo, poi che ha cominciato a servire ad un patrone, a non lasciarlo; ma la disgrazia consiste nel principio; e sono i cortegiani in questo caso alla condizion di que' mal avventurati uccelli, che nascono in trista valle. - A me pare, - disse messer Federico, - che 'l debito debba valer piú che tutti i rispetti; e purché un gentilomo non lassi il patrone quando fosse in su la guerra o in qualche avversità, di sorte che si potesse credere che ciò facesse per secondar la fortuna, o per parergli che gli mancasse quel mezzo del qual potesse trarre utilità, da ogni altro tempo credo che possa con ragion e debba levarsi da quella servitú, che tra i boni sia per dargli vergogna; perché ognun presume che chi serve ai boni sia bono e chi serve ai mali sia malo -.