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Baldassarre Castiglione Il libro del cortegiano IntraText CT - Lettura del testo |
XXXVIII.
Or io non voglio seguitar piú minutamente in dir cose troppo note, come che 'l nostro cortegian non debba far profession d'esser gran mangiatore, né bevitore, né dissoluto in alcun mal costume, né laido e mal assettato nel vivere, con certi modi da contadino, che chiamano la zappa e l'aratro mille miglia di lontano; perché chi è di tal sorte, non solamente non s'ha da sperar che divenga bon cortegiano, ma non se gli po dar esercizio conveniente, altro che di pascer le pecore. E per concluder dico, che bon saria che 'l cortegian sapesse perfettamente ciò che detto avemo convenirsigli, di sorte che tutto 'l possibile a lui fosse facile ed ognuno di lui si maravigliasse, esso di niuno; intendendo però che in questo non fosse una certa durezza superba ed inumana, come hanno alcuni, che mostrano non maravigliarsi delle cose che fanno gli altri, perché essi presumon poterle far molto meglio, e col tacere le disprezzano, come indegne che di lor si parli; e quasi voglion far segno che niuno altro sia non che lor pari, ma pur capace d'intendere la profundità del saper loro. Però deve il cortegian fuggir questi modi odiosi e con umanità e benivolenzia laudar ancor le bone opere degli altri; e benché esso si senta ammirabile e di gran lunga superior a tutti, mostrar però di non estimarse per tale. Ma perché nella natura umana rarissime volte e forse mai non si trovano queste cosí compite perfezioni, non dee l'omo che si sente in qualche parte manco diffidarse però di se stesso, né perder la speranza di giungere a bon grado, avvenga che non possa conseguir quella perfetta e suprema eccellenzia dove egli aspira; perché in ogni arte son molti lochi, laudevoli oltr'al primo; e chi tende alla summità, rare volte interviene che non passi il mezzo. Voglio adunque che 'l nostro cortegiano, se in qualche cosa oltr'all'arme si trovarà eccellente, se ne vaglia e se ne onori di bon modo; e sia tanto discreto e di bon giudicio, che sappia tirar con destrezza e proposito le persone a vedere ed udir quello, in che a lui par d'essere eccellente, mostrando sempre farlo non per ostentazione, ma a caso, e pregato d'altrui piú presto che di voluntà sua; ed in ogni cosa che egli abbia da far o dire, se possibil è, sempre venga premeditato e preparato, mostrando però il tutto esser all'improviso. Ma le cose nelle quai si sente mediocre, tocchi per transito, senza fondarsici molto, ma di modo che si possa credere che piú assai ne sappia di ciò ch'egli mostra; come talor alcuni poeti che accennavan cose suttilissime di filosofia o d'altre scienzie, e per avventura n'intendevan poco. Di quello poi di che si conosce totalmente ignorante non voglio che mai faccia professione alcuna, né cerchi d'acquistarne fama; anzi, dove occorre, chiaramente confessi di non saperne -.