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Baldassarre Castiglione Il libro del cortegiano IntraText CT - Lettura del testo |
XXXIX.
- Questo, - disse il Calmeta, - non arebbe fatto Nicoletto, il qual, essendo eccellentissimo filosofo, né sapendo piú leggi che volare, benché un podestà di Padoa avesse deliberato dargli di quelle una lettura, non volse mai, a persuasion di molti scolari, desingannar quel podestà e confessargli di non saperne, sempre dicendo, non si accordar in questo con la opinione di Socrate, né esser cosa da filosofo il dir mai di non sapere. - Non dico io, - rispose messer Federico, - che 'l cortegian da se stesso, senza che altri lo ricerchi, vada a dire di non sapere; ché a me ancor non piace questa sciocchezza d'accusar o disfavorir se medesimo; e però talor mi rido di certi omini, che ancor senza necessità narrano volentieri alcune cose, le quali, benché forse siano intervenute senza colpa loro, portan però seco un'ombra d'infamia; come faceva un cavalier che tutti conoscete, il qual, sempre che udiva far menzion del fatto d'arme che si fece in Parmegiana contra 'l re Carlo, súbito cominciava a dir in che modo egli era fuggito, né parea che di quella giornata altro avesse veduto o inteso; parlandosi poi d'una certa giostra famosa, contava pur sempre come egli era caduto; e spesso ancor parea che nei ragionamenti andasse cercando di far venire a proposito il poter narrar che una notte, andando a parlar ad una donna, avea ricevuto di molte bastonate. Queste sciocchezze non voglio io che dica il nostro cortegiano, ma parmi ben che offerendosegli occasion di mostrarsi in cosa di che non sappia punto, debba fuggirla; e se pur la necessità lo stringe, confessar chiaramente di non saperne, piú presto che mettersi a quel rischio; e cosí fuggirà un biasimo che oggidí meritano molti i quali, non so per qual loro perverso instinto o giudicio fuor di ragione, sempre si mettan a far quel che non sanno e lascian quel che sanno. E per confirmazion di questo, io conosco uno eccellentissimo musico, il qual, lasciata la musica, s'è dato totalmente a compor versi e credesi in quello esser grandissimo omo, e fa ridere ognun di sé e omai ha perduta ancor la musica. Un altro de' primi pittori del mondo sprezza quell'arte dove è rarissimo ed èssi posto ad imparar filosofia, nella quale ha cosi strani concetti e nove chimere, che esso con tutta la sua pittura non sapria depingerle. E di questi tali infiniti si trovano. Son bene alcuni, i quali, conoscendosi avere eccellenzia in una cosa, fanno principal professione d'un'altra, della qual però non sono ignoranti; ma ogni volta che loro occorre mostrarsi in quella dove si senton valere, si mostran gagliardamente; e vien lor talor fatto che la brigata, vedendogli valer tanto in quello che non è sua professione, estima che vaglian molto piú in quello di che fan professione. Quest'arte, s'ella è compagnata da bon giudicio, non mi dispiace punto -.