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Baldassarre Castiglione
Il libro del cortegiano

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LXXXVII.

 

Dell'altra sorte di burle, quando l'omo inganna se stesso, non darò io altro esempio, se non quello che a me intervenne, non è gran tempo: perché a questo carneval passato Monsignor mio di San Pietro ad Vincula, il qual sa come io mi piglio piacer, quando son maschera, di burlar frati, avendo prima ben ordinato ciò che fare intendeva, venne insieme un dí con Monsignor d'Aragona ed alcuni altri cardinali a certe finestre in Banchi, mostrando voler star quivi a veder passar le maschere, come è usanza di Roma. Io, essendo maschera, passai, e vedendo un frate cosí da un canto che stava un poco suspeso, giudicai aver trovata la mia ventura e súbito gli corsi come un famelico falcone alla preda; e prima domandatogli chi egli era, ed esso rispostomi, mostrai di conoscerlo e con molte parole cominciai ad indurlo a credere che 'l barigello l'andava cercando per alcune male informazioni che di lui s'erano avute, e confortarlo che venisse meco insino alla cancelleria, ché io quivi lo salvarei. Il frate, pauroso e tutto tremante, parea che non sapesse che si fare e dicea dubitar, se si dilungava da San Celso, d'esser preso. Io pur facendogli bon animo, gli dissi tanto, che mi montò di groppa, ed allor a me parve d'aver a pien compíto il mio disegno; cosí súbito cominciai a rimettere il cavallo per Banchi, il qual andava saltellando e traendo calci. Imaginate or voi che bella vista facea un frate in groppa di una maschera, col volare del mantello e scuotere il capo innanzi e 'ndietro, che sempre parea che andasse per cadere. Con questo bel spettaculo cominciarono que' signori a tirarci ova dalle finestre, poi tutti i banchieri e quante persone v'erano; di modo che non con maggior impeto cadde dal cielo mai la grandine, come da quelle finestre cadeano l'ova, le quali per la maggior parte sopra di me venivano; ed io per esser maschera non mi curava, e pareami che quelle risa fossero tutte per lo frate e non per me; e per questo piú volte tornai innanzi e 'ndietro per Banchi, sempre con quella furia alle spalle; benché il frate quasi piangendo mi pregava ch'io lo lassassi scendere, e non facessi questa vergogna all'abito; poi, di nascosto, il ribaldo si facea dar ova ad alcuni staffieri posti quivi per questo effetto, e mostrando tenermi stretto per non cadere me le schiacciava nel petto, spesso in sul capo, e talor in su la fronte medesima; tanto ch'io era tutto consumato. In ultimo, quando ognuno era stanco e di ridere e di tirar ova, mi saltò di groppa, e callatosi indrieto lo scapularo mostrò una gran zazzera e disse: “Messer Bernardo, io son un famiglio di stalla di San Pietro ad Vincula e son quello che governa il vostro muletto”. Allor io non so qual maggiore avessi o dolore o ira o vergogna; pur, per men male, mi posi a fuggire verso casa e la mattina seguente non osava comparere; ma le risa di questa burla non solamente il dí seguente, ma quasi insino adesso son durate -.

 

 




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