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Baldassarre Castiglione Il libro del cortegiano IntraText CT - Lettura del testo |
XXV.
Allora il signor Gasparo ridendo, - Io ancora mi ricordo, - disse, - aver letto una orazione, nella quale un infelice marito dimanda licenzia al senato di morire ed approva averne giusta cagione, per non poter tollerare il continuo fastidio del cianciare di sua moglie e piú presto vol bere quel veneno, che voi dite che si servava publicamente per tali effetti, che le parole della moglie -. Rispose il Magnifico Iuliano: - Quante meschine donne aríano giusta causa di dimandar licenzia di morir, per non poter tollerare, non dirò le male parole, ma i malissimi fatti dei mariti! ch'io alcune ne conosco, che in questo mondo patiscono le pene che si dicono esser nell'inferno. - Non credete voi, - rispose il signor Gasparo, - che molti mariti ancor siano che dalle mogli hanno tal tormento, che ogni ora desiderino la morte? - E che dispiacere, - disse il Magnifico, - possono far le mogli ai mariti, che sia cosí senza rimedio come son quelli che fanno i mariti alle mogli? le quali, se non per amore, almen per timor sono ossequenti ai mariti. - Certo è, - disse il signor Gaspar, - che quel poco che talor fanno di bene procede da timore, perché poche ne sono al mondo che nel secreto dell'animo suo non abbiano in odio il marito. - Anzi in contrario, - rispose il Magnifico; - e se ben vi ricorda quanto avete letto, in tutte le istorie si conosce che quasi sempre le mogli amano i mariti piú che essi le mogli. Quando vedeste voi o leggeste mai che un marito facesse verso la moglie un tal segno d'amore, quale fece quella Camma verso suo marito? - Io non so, - rispose il signor Gaspar, - chi si fosse costei, né che segno la si facesse. - Né io, - disse il Frigio. Rispose il Magnifico: - Uditelo; e voi, madonna Margherita, mettete cura di tenerlo a memoria.