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Baldassarre Castiglione Il libro del cortegiano IntraText CT - Lettura del testo |
XLIII.
Dico adunque che io già conobbi una bella e delicata giovane, il nome della quale non vi dico per non dar materia di dir male a molti ignoranti, i quali súbito che intendono una donna esser innamorata, ne fan mal concetto. Questa adunque, essendo lungamente amata da un nobile e ben condicionato giovane, si volse con tutto l'animo e cor suo ad amar lui; e di questo non solamente io, al quale essa di sua voluntà ogni cosa confidentemente dicea, non altrimenti che s'io non dirò fratello, ma una sua intima sorella fussi stato, ma tutti quelli che la vedeano in presenzia dell'amato giovane erano ben chiari della sua passione. Cosí, amando essa ferventissimamente quanto amar possa un amorevolissimo animo, durò dui anni in tanta continenzia, che mai non fece segno alcuno a questo giovane d'amarlo, se non quelli che nasconder non potea; né mai parlare gli volse, né da lui accettar lettere, né presenti, che dell'uno e dell'altro non passava mai giorno che non fosse sollicitata; e quanto lo desiderasse, io ben lo so; ché se talor nascostamente potea aver cosa che del giovane fosse stata, la tenea in tante delizie, che parea che da quella le nascesse la vita ed ogni suo bene; né pur mai in tanto tempo d'altro compiacer gli volse che di vederlo e di lassarsi vedere, e qualche volta intervenendo alle feste publiche ballar con lui, come con gli altri. E perché le condicioni dell'uno e dell'altra erano assai convenienti, essa e 'l giovane desideravano che un tanto amor terminasse felicemente ed esser insieme marito e moglie. Il medesimo desideravano tutti gli altri omini e donne di quella città, eccetto il crudel padre di lei, il qual per una perversa e strana opinion volse maritarla ad un altro piú ricco; ed in ciò dalla infelice fanciulla non fu con altro contradetto, che con amarissime lacrime. Ed essendo successo cosí mal avventurato matrimonio con molta compassion di quel populo e desperazion dei poveri amanti, non bastò però questa percossa di fortuna per estirpare cosí fundato amor dei cori né dell'uno né dell'altra; che dopo ancor per spacio di tre anni durò, avvegna che essa prudentissimamente lo dissimulasse e per ogni via cercasse di troncar que' desidèri, che ormai erano senza speranza. Ed in questo tempo seguitò sempre la sua ostinata voluntà della continenzia; e vedendo che onestamente aver non potea colui che essa adorava al mondo, elesse non volerlo a modo alcuno e seguitar il suo costume di non accettare ambasciate, né doni, né pur sguardi suoi; e con questa terminata voluntà la meschina, vinta dal crudelissimo affanno e divenuta per la lunga passione estenuatissima, in capo di tre anni se ne morí; e prima volse rifutare i contenti e piacer suoi tanto desiderati, in ultimo la vita propria, che la onestà. Né le mancavan modi e vie da satisfarsi secretissimamente e senza pericolo d'infamia o d'altra perdita alcuna; e pur s'astenne da quello che tanto da sé desiderava e di che tanto era continuamente stimulata da quella persona, che sola al mondo desiderava di compiacere; né a ciò si mosse per paura, o per alcun altro rispetto, che per lo solo amore della vera virtú. Che direte voi d'un'altra, la quale in sei mesi quasi ogni notte giacque con un suo carissimo innamorato; nientedimeno, in un giardino copioso di dolcissimi frutti, invitata dall'ardentissimo suo proprio desiderio e da' preghi e lacrime di chi piú che la propria vita le era caro, s'astenne dal gustarli; e benché fosse presa e legata ignuda nella stretta catena di quelle amate braccia, non si rese mai per vinta, ma conservò immaculato il fior della onestà sua?