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Baldassarre Castiglione
Il libro del cortegiano

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XLVIII

 

Quivi fece messer Cesare un poco di pausa; poi suggiunse: - A' mei dí ancora in Roma intervenne un simil caso; e fu che una bella e nobil giovane romana, essendo lungamente seguitata da uno che molto mostrava amarla, non volse mai, non che d'altro, ma d'un sguardo solo compiacergli; di modo che costui per forza di denari corruppe una sua fante; la quale, desiderosa di satisfarlo per toccarne piú denari, persuase alla patrona che un certo giorno non molto celebrato andasse a visitar la chiesa di san Sebastiano; ed avendo il tutto fatto intendere allo amante e mostratogli ciò che far dovea, condusse la giovane in una di quelle grotte oscure che soglion visitar quasi tutti quei che vanno a san Sebastiano; ed in questa tacitamente s'era nascosto prima il giovane, il quale, ritrovandosi solo con quella che amava tanto, cominciò con tutti i modi a pregarla piú dolcemente che seppe che volesse avergli compassione e mutar la sua passata durezza in amore; ma poi che vide tutti i prieghi esser vani, si volse alle minacce; non giovando ancora queste, cominciò a batterla fieramente; in ultimo, essendo in ferma disposizion d'ottener lo intento suo, se non altrimenti, per forza, ed in ciò operando il soccorso della malvagia femina che quivi l'aveva condotta, mai non potè tanto fare che essa consentisse; anzi e con parole e con fatti, benché poche forze avesse, la meschina giovane si diffendeva quanto le era possibile; di modo che tra per lo sdegno conceputo, vedendosi non poter ottener quello che volea, tra per la paura che non forse i parenti di lei, se risapeano la cosa, gli ne facessino portar la pena, questo scelerato, aiutato dalla fante, la quale del medesimo dubitava, affogò la mal avventurata giovane e quivi la lassò; e fuggitosi, procurò di non esser trovato. La fante, dallo error suo medesimo acciecata, non seppe fuggire, e presa per alcuni indici confessò ogni cosa; onde ne fu come meritava castigata. Il corpo della costante e nobil donna con grandissimo onore fu levato di quella grotta e portato alla sepultura in Roma, con una corona in testa di lauro, accompagnato da un numero infinito d'omini e di donne, tra' quali non fu alcuno che a casa riportasse gli occhi senza lacrime; e cosí universalmente da tutto 'l populo fu quella rara anima non men pianta che laudata.

 

 




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