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Baldassarre Castiglione
Il libro del cortegiano

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LVI.

 

Disse il signor Gasparo ridendo: - Non volete voi, signor Magnifico, che questa vostra cosí eccellente donna essa ancora ami, almen quando conosce veramente esser amata? Atteso che se 'l cortegiano non fosse redamato, non è già credibile che continuasse in amare lei; e cosí le mancheriano molte grazie, e massimamente quella servitú e riverenzia, con la quale osservano e quasi adorano gli amanti la virtú delle donne amate. Di questo, - rispose il Magnifico, - non la voglio consigliare io; dico ben che lo amar come voi ora intendete estimo che convenga solamente alle donne non maritate; perché quando questo amore non po terminare in matrimonio, è forza che la donna n'abbia sempre quel remorso e stimulo che s'ha delle cose illicite, e si metta a periculo di macular quella fama d'onestà che tanto l'importa -. Rispose allora messer Federico ridendo: - Questa vostra opinion, signor Magnifico, mi par molto austera, e penso che l'abbiate imparata da qualche predicator, di quelli che riprendon le donne innamorate de' seculari per averne essi miglior parte; e parmi che imponiate troppo dure leggi alle maritate, perché molte se ne trovano, alle quali i mariti senza causa portano grandissimo odio e le offendono gravemente, talor amando altre donne, talor facendo loro tutti i dispiaceri che sanno imaginare; alcune sono dai padri maritate per forza a vecchi, infermi, schifi e stomacosi, che le fan vivere in continua miseria. E se a queste tali fosse licito fare il divorzio e separarsi da quelli co' quali sono mal congiunte, non saria forse da comportar loro che amassero altri che 'l marito; ma quando, o per le stelle nemiche, o per la diversità delle complessioni, o per qualche altro accidente, occorre che nel letto, che dovrebbe esser nido di concordia e d'amore, sparge la maledetta furia infernale il seme del suo veneno, che poi produce lo sdegno, il suspetto e le pungenti spine dell'odio che tormenta quelle infelici anime, legate crudelmente nella indissolubil catena insino alla morte, perché non volete voi che a quella donna sia licito cercar qualche refrigerio a cosí duro flagello e dar ad altri quello che dal marito è non solamente sprezzato, ma aborrito? Penso ben che quelle che hanno i mariti convenienti e da essi sono amate, non debbano fargli ingiuria; ma l'altre, non amando chi ama loro, fanno ingiuria a se stesse. - Anzi a se stesse fanno ingiuria amando altri che il marito, - rispose il Magnifico. - Pur, perché molte volte il non amare non è in arbitrio nostro, se alla donna di palazzo occorrerà questo infortunio che l'odio del marito o l'amor d'altri la induca ad amare, voglio che ella niuna altra cosa allo amante conceda eccetto che l'animo; né mai gli faccia dimostrazion alcuna certa d'amore, né con parole, né con gesti, né per altro modo, tal che esso possa esserne sicuro -.

 

 




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