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Baldassarre Castiglione Il libro del cortegiano IntraText CT - Lettura del testo |
LXIII.
Allor il signor Unico, - Io, - disse, - non voglio altrimenti tentar di confutar le parole vostre, perché ormai parmi cosí fatale il non esser creduto a me la verità, come l'esser creduto a voi la bugia. - Dite pur, signor Unico, - rispose la signora Emilia, - che voi non amate cosí come vorreste che fosse creduto; ché se amaste, tutti i desidèri vostri sariano di compiacer la donna amata e voler quel medesimo che essa vole, ché questa è la legge d'amore; ma il vostro tanto dolervi di lei denota qualche inganno, come ho detto, o veramente fa testimonio che voi volete quello che essa non vole. - Anzi, disse il signor Unico, - voglio io ben quello che essa vole, che è argumento ch'io l'amo; ma dolgomi perché essa non vol quello che voglio io, che è segno che non mi ama, secondo la medesima legge che voi avete allegata -. Rispose la signora Emilia: - Quello che comincia ad amare deve ancora cominciare a compiacere ed accommodarsi totalmente alle voglie della cosa amata e con quelle governar le sue; e far che i proprii desidèri siano servi e che l'anima sua istessa sia come obediente ancella, né pensi mai ad altro che a transformarsi, se possibil fosse, in quella della cosa amata, e questo reputar per sua somma felicità; perché cosí fan quelli che amano veramente. - A punto la mia somma felicità, - disse il signor Unico, sarebbe se una voglia sola governasse la sua e la mia anima. - A voi sta di farlo, - rispose la signora Emilia.