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Baldassarre Castiglione Il libro del cortegiano IntraText CT - Lettura del testo |
LXXII.
Rispose ridendo messer Cesare: - Per vostra fé, non scopriamo i nostri errori. - Pur bisogna scoprirli, - rispose il signor Gasparo, - per sapergli correggere; - poi suggiunse: - Voi, signor Magnifico, or che 'l cortegian si sa guadagnare e mantener la grazia della sua signora e tórla al suo rivale, sète debitor de insegnarli a tener secreti gli amori suoi -. Rispose il Magnifico: - A me par d'aver detto assai: però fate mo che un altro parli di questa secretezza -. Allora messer Bernardo e tutti gli altri cominciarono di novo a fargli instanzia; e 'l Magnifico ridendo, - Voi, - disse, - volete tentarmi; troppo sète tutti ammaestrati in amore; pur, se desiderate saperne piú, andate e sí vi leggete Ovidio. - E come, - disse messer Bernardo, - debb'io sperare che e suoi precetti vagliano in amore? poiché conforta e dice esser bonissimo che l'uom in presenzia della innamorata finga d'essere imbriaco (vedete che bella manera d'acquistar grazia), ed allega per un bel modo di far intendere, stando a convito, ad una donna d'esserne innamorato, lo intingere un dito nel vino e scriverlo in su la tavola -. Rispose il Magnifico ridendo: - In que' tempi non era vicio. - E però, - disse messer Bernardo, - non dispiacendo agli omini di que' tempi questa cosa tanto sordida, è da credere che non avessero cosí gentil maniera di servir donne in amore come abbiam noi; ma non lassiamo il proposito nostro primo d'insegnar a tenere l'amor secreto -.