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Baldassarre Castiglione Il libro del cortegiano IntraText CT - Lettura del testo |
IX.
Dico adunque che, poiché oggidí i príncipi son tanto corrotti dalle male consuetudini e dalla ignoranzia e falsa persuasione di se stessi, e che tanto è difficile il dar loro notizia della verità ed indurgli alla virtú, e che gli omini con le bugie ed adulazioni e con cosí viciosi modi cercano d'entrar loro in grazia, il cortegiano, per mezzo di quelle gentil qualità che date gli hanno il conte Ludovico e messer Federico, po facilmente e deve procurar d'acquistarsi la benivolenzia ed adescar tanto l'animo del suo principe, che si faccia adito libero e sicuro di parlargli d'ogni cosa senza esser molesto; e se egli sarà tale come s'è detto, con poca fatica gli verrà fatto, e cosí potrà aprirgli sempre la verità di tutte le cose con destrezza; oltra di questo, a poco a poco infundergli nell'animo la bontà ed insegnarli la continenzia, la fortezza, la giustizia, la temperanzia, facendogli gustar quanta dolcezza sia coperta da quella poca amaritudine, che al primo aspetto s'offerisce a chi contrasta ai vicii; li quali sempre sono dannosi, dispiacevoli ed accompagnati dalla infamia e biasimo, cosí come le virtú sono utili, giocunde e piene di laude; ed a queste eccitarlo con l'esempio dei celebrati capitani e d'altri omini eccellenti, ai quali gli antichi usavano di far statue di bronzo e di marmo e talor d'oro; e collocarle ne' lochi publici, cosí per onor di quegli, come per lo stimulo degli altri, che per una onesta invidia avessero da sforzarsi di giungere essi ancor a quella gloria.