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Baldassarre Castiglione Il libro del cortegiano IntraText CT - Lettura del testo |
XX.
Allora messer Pietro Bembo, - Ed a me par, - disse, - che essendoci la libertà data da Dio per supremo dono, non sia ragionevole che ella ci sia levata, né che un omo piú dell'altro ne sia participe; il che interviene sotto il dominio de' príncipi, li quali tengono per il piú li sudditi in strettissima servitú. Ma nelle republiche bene instituite si serva pur questa libertà; oltra che e nei giudici e nelle deliberazioni piú spesso interviene che 'l parer d'un solo sia falso, che quel di molti; perché le perturbazione, o per ira o per sdegno o per cupidità, piú facilmente entra nell'animo d'un solo che della moltitudine, la quale, quasi come una gran quantità d'acqua, meno è subietta alla corruzione che la piccola. Dico ancora che lo esempio degli animali non mi par che si confaccia; perché e li cervi e le grue e gli altri non sempre si prepongono a seguitare ed obidir un medesimo, anzi mutano e variano, dando questo dominio or ad uno or ad un altro, ed in tal modo viene ad esser piú presto forma di republica che di regno; e questa si po chiamare vera ed equale libertà, quando quelli che talor comandano, obediscono poi ancora. L'esempio medesimamente delle api non mi par simile, perché quel loro re non è della loro medesima specie; e però chi volesse dar agli omini un veramente degno signore, bisognaria trovarlo d'un'altra specie e di piú eccellente natura che umana, se gli omini ragionevolmente l'avessero da obedire, come gli armenti che obediscono non ad uno animale suo simile, ma ad un pastore, il quale è omo e d'una specie piú degna che la loro. Per queste cose estimo io, signor Ottaviano, che 'l governo della republica sia piú desiderabile che quello del re -.