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Baldassarre Castiglione
Il libro del cortegiano

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XXXIII.

 

Io adunque queste parole antiche, quanto per me, fuggirei sempre di usare, eccetto però che in certi lochi, ed in questi ancor rare volte; e parmi che chi altrimente le usa faccia errore, non meno che chi volesse, per imitar gli antichi, nutrirsi ancora di ghiande, essendosi già trovata copia di grano. E perché voi dite che le parole antiche solamente con quel splendore d'antichitá adornan tanto ogni subietto, per basso ch'egli sia, che possono farlo degno di molta laude, io dico che non solamente di queste parole antiche, ma né ancor delle bone faccio tanto caso, ch'estimi debbano senza 'l suco delle belle sentenzie esser prezzate ragionevolmente perché il divider le sentenzie dalle parole è un divider l'anima dal corpo: la qual cosa né nell'uno né nell'altro senza distruzione far si po. Quello adunque che principalmente importa ed è necessario al cortegiano per parlare e scriver bene, estimo io che sia il sapere; perché chi non sa e nell'animo non ha cosa che meriti esser intesa, non po né dirla né scriverla. Appresso bisogna dispor con bell'ordine quello che si ha a dire o scrivere; poi esprimerlo ben con le parole: le quali, s'io non m'inganno, debbono esser proprie, elette, splendide e ben composte, ma sopra tutto usate ancor dal populo; perché quelle medesime fanno la grandezza e pompa dell'orazione, se colui che parla ha bon giudicio e diligenzia e sa pigliar le piú significative di ciò che vol dire, ed inalzarle, e come cera formandole ad arbitrio suo collocarle in tal parte e con tal ordine. che al primo aspetto mostrino e faccian conoscer la dignità e splendor suo, come tavole di pittura poste al suo bono e natural lume. E questo cosí dico dello scrivere, come del parlare; al qual però si richiedono alcune cose che non son necessarie nello scrivere: come la voce bona, non troppo sottile o molle come di femina, né ancor tanto austera ed orrida che abbia del rustico, ma sonora, chiara, soave e ben composta, con la pronunzia espedita e coi modi e gesti convenienti; li quali, al parer mio, consistono in certi movimenti di tutto 'l corpo, non affettati né violenti, ma temperati con un volto accommodato e con un mover d'occhi che dia grazia e s'accordi con le parole, e piú che si po significhi ancor coi gesti la intenzione ed affetto di colui che parla. Ma tutte queste cose sarian vane e di poco momento se le sentenzie espresse dalle parole non fossero belle, ingeniose, acute, eleganti e gravi, secondo 'l bisogno -.

 

 




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