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Carlo Goldoni
La cameriera brillante

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SCENA DICIASSETTESIMA

 

Brighella e detti.

 

BRIGH. (Porta il lesso, e leva la minestra) Signor, i gh'è qua una dama che desidera vegnir avanti. (Voggio far muso duro per no scoverzer la burla). (da sé)

OTT. Una dama? (s'alza)

PANT. Chi ela sta dama? Cossa vorla?

OTT. Domanda forse di me? (a Brighella)

BRIGH. La domanda giusto de ella. (ad Ottavio)

OTT. Una dama che domanda di me? (pavoneggiandosi) Una dama domanda di me, signor Pantalone.

PANT. La vaga a véder cossa che la vol.

OTT. Dove volete ch'io vada? Per riceverla in casa vostra non vi è luogo miglior di questo. Vi contentate, signore, ch'io la riceva qui? (a Flaminia e Clarice)

FLA. Per me son contentissima. (Ho curiosità di vederla). (da sé)

CLAR. Io non mi prendo soggezione di chi che sia.

OTT. Fatela passare. (a Brighella)

BRIGH. Subito. (Arzentina ne farà rider con quel matto de Traccagnin). (da sé, e parte)

PANT. In casa mia son patron mi...

OTT. Sì, siete padrone; ma siete un galantuomo, un uomo civile. Le dame vi onorano. Vedete? per causa mia vengono ad onorarvi le dame. Dove son io, si qualifica anche una villa, una capanna, un tugurio. Alzatevi, signore mie. (a Flaminia e Clarice)

CLAR. Perché ci abbiamo d'alzare? Siamo a tavola, venga chi vuole.

OTT. Non signora; a me non s'insegnano le regole della cavalleria. Ehi, chi è di ?

 

 




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