Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Onesto da Bologna
Rime

IntraText CT - Lettura del testo

Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

II

 

Se co lo vostro val mio dire e solo,

supplico lei cui siete ad ubbidenza,

che ristori a tutta vostra parvenza,

ch'io so che vo' il cherete senza dolo.

Di voi fe' prova di gioia il valore

quando parve; † di ragione ver' voi fenne †

ché val più gioia a cui pena anzi venne;

ella vi loda, de lo vostro amore

dicendo: «Questi è bon combattitore:

servito m'ha, faccendoli malizia,

onde non m'è mestier farli mestizia

d'alcun diletto, ch'è degno d'onore»;

ed Amor m'ha dato di sé contezza,

sì ca·cciò dir per voi non m'è gravezza.

Quando gli apparve, Amore prende loco;

gendo diliberato, non dimora

in cor che sia di gentilezza fora;

e, ove il suo plager trova, non poco

sforza pur quel che l'ha già in su' disio,

e tanto lui diletta dandoi torto,

ch'al sofferent' è fame di gioi porto

e doglio e pena c'ha chi li servio,

sì che piangendo a la donna se·n gio

ed ella, per pietà, li diè ristoro:

ahi, quanto vol d'amor prego ed esoro

fa il servo vil, perde d'Amor l'ausilio.

Dunqua non pecca Morte in alcun lato

se non tol quel ch'è ad Amore ingrato.

Conceduto ha la donna che l'amasse

sugetto che lealmente servia,

conquiso che difesa non avia,

purch'a·llei lo suo servir non gravasse;

sì che omai la sua mente divide

dal suo contraro, e canoscenza dèle

quanto ha chiamato «morte» e «amaro fele».

Pur vi rimembri dove Amor mo' siede;

che laude far d'altrui el se n'avede,

onde poi cresce d'Amor più l'aita.

Lo qual io prego che vi déa compita

disïanza che le ovre arichiede:

a voi cred'e' che non serà più duro,

ma per invidia agli altri sarà obscuro.

Amico, poi che servo vi consente

piena di grazia e di vertù, posare

deno li spirti vostri e acordare

l'alma e lo core e 'l corpo a l'ubidiente.

Leve zà parmi lo vostro disiro,

ch'Amor, parlando ove no 'nd'è martire,

accordò il vostro cor nel su' cherire:

per che tormento né penser vi diro,

ma a voi, certo, vïa più disiro.

Ma so che in ciò non va·la mia preghera,

ché tanto avete di gioi la manera,

che infra no' i' stesso invidia vi tiro:

veggio ch'Amor vi fa così perfetto,

ed e' vuol ch'i' vi·l dica, e hamene stretto.

Plagemi d'esser vostro ne la luna,

stella d'amor a qual mi son segnato;

ell'ha il meo core dal vostro furiato

e voglio aver, ch'ène cosa comuna.

E parmi certo che molto disvaglia

gioia disfatta con martiri e guai,

se non l'ha cara, vïa più che mai,

uomo a chi è creduto ch'ela vaglia.

Non vi zochi, amico, alcuno a l'aglia,

né per vostro pro' ferere in sorte

vogliate alcun, che è troppo forte

cosa il donar di quel che il cor dismaglia.

Però fate di gioia bon riservo,

ch'è per altrui el, non in soi, protervo.

 

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License