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Carlo Goldoni
Il filosofo inglese

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SCENA QUARTA

 

Rosa sulla loggia e detti.

 

ROSA

Chi è che picchia?

GIO.

Ascoltami, son io

ROSA

Ora le scale scendo. Vengo, Gioacchino mio.

M.SA.

Viene? (a Gioacchino.)

GIO.

Signora sì. (Discende allegramente.

Suppone ch'io la cerchi, e non l'ho neanche in mente). (da sé. Si accosta alla bottega.)

ROSA

Eccomi. Chi mi vuole? Gioacchino, dove sei?

GIO.

Da me non sei cercata.

ROSA

Dunque da chi?

GIO.

Da lei. (accenna alla Saixon, ed entra in bottega.)

ROSA

(Affé, se lo sapea, non ci venia per ora). (da sé.)

M.SA.

Io son che la domanda. Favorisca, signora. (ironica.)

ROSA

Eccomi! (È pur graziosa!) (si accosta.)

M.SA.

Siedi vicino a me.

ROSA

Vuol farmi quest'onore? (siede.)

M.SA.

Sì, perché altri non c'è.

ROSA

(Miracolo che è sola!) (da sé.)

M.SA.

Saixon che fa?

ROSA

Le robbe

Dispone di due stanze, per alloggiar Jacobbe.

M.SA.

Jacobbe in quella casa?

ROSA

L'avete pur sentito.

M.SA.

Ad onta mia?

ROSA

Stavolta vuol farla da marito.

M.SA.

Che dici tu, ignorante? Che da marito? Che?

Prenda Jacobbe in casa: l'avrà da far con me.

ROSA

(Che bestia!) (da sé.)

M.SA.

Cosa dici?

ROSA

Nulla.

M.SA.

Sì baccellona.

Sarai di non tenere tu pur dalla padrona?

ROSA

Essere indifferente soglio io per ordinario;

Ma tengo questa volta da chi mi dà il salario.

M.SA.

Chi ti paga?

ROSA

Il padrone.

M.SA

Ed io non ti do nulla?

ROSA

Mi deste una gonnella, che usaste da fanciulla.

M.SA.

Via, in mezzo della strada scorgere mi farai?

ROSA

Quando non son cercata, per me non parlo mai.

 

 

 




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