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Carlo Goldoni
Il geloso avaro

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SCENA DICIASSETTESIMA

 

Donna Eufemia, Don Gismondo, Donna Aspasia ed il Dottore.

 

ASP. Poteva anche aggiungere: della sua borsa.

EUF. Voi non parlate senza offendere le persone onorate.

ASP. Le persone onorate non ricevono i bacili d'argento, le boccette d'oro.

EUF. Ah signore auditore, sappiate...

GIS. So tutto, sono informato di tutto. Donna Aspasia, assicuratevi che donna Eufemia non ha ricevuto i regali de' quali parlate. Rispettatela e formate miglior concetto di lei.

ASP. Eh signore auditore, ci conosciamo.

GIS. Che cosa vorreste dire?

ASP. A buon intenditor poche parole.

GIS. Spiegatevi.

ASP. Voglio trovarmelo anch'io.

GIS. Che cosa?

ASP. Un protettore che mi difenda.

GIS. Voi ne avreste bisogno per la vostra imprudenza; ma niuno sarà cotanto sciocco di proteggere una donna di tal carattere. Vergognatevi di voi stessa, e temete che dicasi di voi con giustizia ciò che d'altrui sognate senza ragione.

ASP. La non si scaldi, padron mio, la non si scaldi. Non dubiti che donna Eufemia non la toccheranno. Farò conto di non averla mai conosciuta, e se il signore auditore mi perderà il rispetto...

GIS. Cosa farete, signora?

ASP. Lo dirò a mio marito, e ci faremo bandir di Napoli, se bisogna. (parte)

 

 




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