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Giacomo Leopardi Operette morali IntraText CT - Lettura del testo |
VI DIALOGO DI MALAMBRUNO E DI FARFARELLO
Malambruno. Spiriti d’abisso, Farfarello, Ciriatto, Baconero, Astarotte, Alichino, e
comunque siete chiamati; io vi scongiuro nel nome di Belzebù, e vi comando per la
virtù dell’arte mia, che può sgangherare la luna, e inchiodare il sole a mezzo il cielo:
venga uno di voi con libero comando del vostro principe e piena potestà di usare
tutte le forze dell’inferno in mio servigio.
Farfarello. Eccomi.
Malambruno. Chi sei?
Farfarello. Farfarello, a’ tuoi comandi.
Malambruno. Rechi il mandato di Belzebù?
Farfarello. Sì recolo; e posso fare in tuo servigio tutto quello che potrebbe il Re
proprio, e più che non potrebbero tutte l’altre creature insieme.
Malambruno. Sta bene. Tu m’hai da contentare d’un desiderio.
Farfarello. Sarai servito. Che vuoi? nobiltà maggiore di quella degli Atridi?
Malambruno. No.
Farfarello. Più ricchezze di quelle che si troveranno nella città di Manoa quando sarà
Malambruno. No.
Farfarello. Un impero grande come quello che dicono che Carlo quinto si sognasse
una notte?
Malambruno. No.
Farfarello. Recare alle tue voglie una donna più salvatica di Penelope?
Malambruno. No. Ti par egli che a cotesto ci bisognasse il diavolo?
Farfarello. Onori e buona fortuna così ribaldo come sei?
Malambruno. Piuttosto mi bisognerebbe il diavolo se volessi il contrario.
Farfarello. In fine, che mi comandi?
Malambruno. Fammi felice per un momento di tempo.
Farfarello. Non posso.
Malambruno. Come non puoi?
Farfarello. Ti giuro in coscienza che non posso.
Malambruno. In coscienza di demonio da bene.
Farfarello. Sì certo. Fa conto che vi sia de’ diavoli da bene come v’é degli uomini.
Malambruno. Ma tu fa conto che io t’appicco qui per la coda a una di queste travi, se
tu non mi ubbidisci subito senza più parole.
Farfarello. Tu mi puoi meglio ammazzare, che non io contentarti di quello che tu
Malambruno. Dunque ritorna tu col mal anno, e venga Belzebù in persona.
Farfarello. Se anco viene Belzebù con tutta la Giudecca e tutte le Bolge, non potrà
farti felice né te né altri della tua specie, più che abbia potuto io.
Malambruno. Né anche per un momento solo?
Farfarello. Tanto è possibile per un momento, anzi per la metà di un momento, e per
la millesima parte; quanto per tutta la vita.
Malambruno. Ma non potendo farmi felice in nessuna maniera, ti basta l’animo
almeno di liberarmi dall’infelicità?
Farfarello. Se tu puoi fare di non amarti supremamente.
Malambruno. Cotesto lo potrò dopo morto.
Farfarello. Ma in vita non lo può nessun animale: perché la vostra natura vi comporterebbe
prima qualunque altra cosa, che questa.
Malambruno. Così è.
Farfarello. Dunque, amandoti necessariamente del maggiore amore che tu sei capace,
necessariamente desideri il più che puoi la felicità propria; e non potendo mai di
gran lunga essere soddisfatto di questo tuo desiderio, che è sommo, resta che tu non
possi fuggire per nessun verso di non essere infelice.
Malambruno. Né anco nei tempi che io proverò qualche diletto; perché nessun diletto
Farfarello. Nessuno veramente.
Malambruno. E però, non uguagliando il desiderio naturale della felicità che mi sta
fisso nell’animo, non sarà vero diletto; e in quel tempo medesimo che esso è per
durare, io non lascerò di essere infelice.
Farfarello. Non lascerai: perché negli uomini e negli altri viventi la privazione della
felicità, quantunque senza dolore e senza sciagura alcuna, e anche nel tempo di quelli
che voi chiamate piaceri, importa infelicità espressa.
Malambruno. Tanto che dalla nascita insino alla morte, l’infelicità nostra non può
cessare per ispazio, non che altro, di un solo istante.
Farfarello. Sì: cessa, sempre che dormite senza sognare, o che vi coglie uno sfinimento
o altro che v’interrompa l’uso dei sensi.
Malambruno. Ma non mai però mentre sentiamo la nostra propria vita.
Farfarello. Non mai.
Malambruno. Di modo che, assolutamente parlando, il non vivere è sempre meglio
del vivere.
Farfarello. Se la privazione dell’infelicità è semplicemente meglio dell’infelicità.
Malambruno. Dunque?
Farfarello. Dunque se ti pare di darmi l’anima prima del tempo, io sono qui pronto
per portarmela.