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Carlo Gozzi
L'Augellino belverde

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Scena undicesima

 

Oscurità, lampi, ec.

 

Calmon, e dette.

 

CALMON

Teco dispereran ne' punti estremi

tutti color, che scelgon per maestro

chi sotto al velo di svegliar le menti

toglie forza al sperar sopra le stelle.

SMERALDINA

Oh poveretta a me! Qui un'altra statua.

BARBARINA

Calmon, se di pietà piú degna sono,

se al fratel giovar posso, mi soccorri.

SMERALDINA

Ha una gran confidenza con le statue.

CALMON

Tuo fratello è perito; io gliel predissi.

Gli potresti giovar, ma a grave rischio

moralmente di morte. Io ti consiglio

a por freno all'angoscia, a sofferire

del fratel la sventura, e a ritirarti.

Non tu sola cagion sei del suo danno;

superbo, ingrato, e stolto anch'ei lo volle.

Fuor che consigli, al tuo caso presente

Calmon dar non ti può. Difficoltade

d'eseguire i consigli farà vano

quanto insegnar ti posso, e perirai.

BARBARINA

No, Calmon; deh ti movan queste lagrime;

bramo perire, o ridonar la vita

al fratel mio, per mia cagion perduto.

SMERALDINA

Anche al marito mio, bench'era un ladro...

CALMON

Sorgi, e m'ascolta ben. Vedi in sul colle

l'Augel belverde? Fuor di quest'albergo

nessun nuoce, è tuo amante. Dove or posa,

fatale è a tutti. Dall'Augel dipende

la vita del fratello, del marito

di costei, che ti segue, e di molt'altri

resi infelici. In lui riposto è il lume

della nascita tua. Quello felice

esser puote per te. Può far felice

te, la corte, ed il regno, e sciorre a un tratto

molte occulte vicende, e punir gli empi,

se tu l'acquisti. Ei dentro a quelle spoglie

figlio è d'un re fatalmente cambiato.

Odimi, e nota ben le mie parole.

Chi d'acquistarlo brama, avvicinarsi

deve a lui con misura. Occhio celeste

ti vuol per essa. Sette passi, un piede,

quattr'once, un dito, e un punto, de' fermarsi

lungi da lui, chi viene al gran cimento,

alterar d'un capel questa misura.

Giunta al confin, difficile a trovarsi,

dei con somma prestezza esser tu prima

a ragionar a lui, pronta dicendo

gli antichi versi, che in quel foglio scritti,

a te dinanzi son

(addita il foglio, ch'è in terra).

Se prima parla

l'Augel, perisce chi acquistarlo brama.

Perisce ancor, chi oltrepassando il punto

parla, o fuori del punto. Or vedi, quanto

difficile è l'impresa. Io piú non deggio,

se perisci giovarti. Sta il desistere,

l'arrischiarti in tua man. Se mai tu vinci,

ricordati di me. Non imitare

l'ingrato fratel tuo. Rimanti, o figlia,

ne' tumulti dell'alma. Altri i tuoi passi,

non può regger, che il cielo. Io t'abbandono

(oscurità ec. sparisce).

 

 

 




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